Paolo Maldini, 18 marzo 2014: “Hanno distrutto il mio Milan“. Una prima pagina iconica della Gazzetta dello Sport, una brutta pagina per la storia rossonera. Era passata precisamente una settimana dall’eliminazione agli ottavi di finale di Champions League contro l’Atletico Madrid (4-1 al Vicente Calderon) che, fino a questa stagione, era stata l’ultima gara nella competizione per il club.

“Questa situazione nasce dall’addio di tanti calciatori con la mentalità vincente, questa dirigenza dimostra di pensare all’oggi e non al domani. Gli acquisti dovrebbero essere funzionali al gioco, i parametri zero ti possono andare bene una volta, ma la seconda no. Affidarsi sempre ad un procuratore è ugualmente rischioso“. Parole che rilette quest’oggi fanno impressione per quanto possano essere adattate alla situazione attuale.

L’opera di ricostruzione: Maldini e i fatti, non le parole

Il direttore dell’area tecnica è da sempre una persona equilibrata, che non si lascia prendere dal momento troppo positivo o troppo negativo. Allo stesso modo, però, è uno molto schietto e quella famosa intervista è l’emblema di quello che stiamo dicendo. Sono passati poco di 8 anni, ma quelle parole sono state messe in pratica.

Calciatori dalla mentalità vincente: Ibrahimovic, Giroud, Florenzi. Acquisti funzionali al gioco e pensiero al domani: Maignan, Tomori, Theo Hernandez, Tonali, Saelemaekers, Leao e potremmo fare anche altri esempi. Parametri zero acquistati influenti: Kalulu. Alle parole sono seguiti i fatti, anche dopo tutti questi anni.

Dopo l’apprendistato con Leonardo, Maldini ha preso in mano l’area tecnica rossonera e l’ha rivoluzionata. Solo giocatori che tengono alla causa, chi vuole andare via a zero vada: zero follie. Al Milan resta solo chi vuole davvero, nessun dramma: quelli li fanno chi sta fuori da Milanello che è diventato un fortino. Dopo il brutto periodo che ha quasi portato all’addio a causa di visioni differenti con Ivan Gazidis, la società si è compattata attorno a Stefano Pioli ed è tornata la serenità, oltre che i risultati. Quel tecnico che lui stesso aveva voluto dopo l’errore (ammesso) chiamato Marco Giampaolo.

I dissidi interni non mancano su alcune operazioni, soprattutto su giocatori più esperti sui quali probabilmente Elliott avrebbe voluto evitare di investire. Ciò però non significa che non ci sia sintonia, perché dal Fondo si fidano di una bandiera come Paolo, sempre accompagnato da una figura nell’ombra come Frederic Massara. Una coppia affiatata che si completa e che vuole riportare il club lassù, sempre più su, in Italia e in Europa.