Nelle ultime due settimane, in molti si sono chiesti se, il nuovo schieramento tattico del Milan, ideato da Pioli per provare a rinforzare la fase difensiva e scendere in campo con il giusto equilibrio, possa essere la soluzione giusta fino al termine della stagione. C’erano alcuni punti che non tornavano, e facevano sembrare la squadra una brutta copia rispetto a quella del 2022. Lunghi, disordinati, poco concentrati: le pedine protagoniste in campo non riuscivano a mettere in campo le idee di gioco che abitualmente venivano espresse in passato. Il 3-4-3, ha però dato vita lentamente alla ripresa generale della squadra, riportando risultati e blindando la difesa, che nel mese di febbraio ha subito soltanto 1 gol (nel derby), rispetto ai 18 di gennaio.
Da Thiaw a Maignan: la metamorfosi è completa
L’unica incognita, riguardava la troppa prudenza che la squadra metteva in campo. Poco interessata alla fase offensiva, e maggiormente indirizzata verso le coperture difensive e la compattezza nella retroguardia. Tatarusanu subiva in media (quasi) un gol ogni tiro ricevuto, e questo portava fragilità sia fisica, ma soprattutto mentale. Non si respirava fiducia, ma solo tanta vulnerabilità. Ma dal secondo tempo contro l’Inter, qualcosa è cambiato. L’inserimento di Thiaw, negli ultimi 20’ del derby, coincide con l’inizio della perfetta fase difensiva dei rossoneri, e ai 0 gol subiti nelle ultime 4 partite. Ma le critiche, in ogni caso, non sono mancate. Il Milan per molti è troppo basso, ed è più facile difendere, era l’idea generale di tutti. Poi è arrivata Milan-Atalanta. Pioli ha schierato gli stessi interpreti, ma, ha approfittato del rientro forse più importante per la stagione del diavolo: Mike Maignan. Il portiere francese, è forse il migliore al mondo (in questo momento) nell’impostazione con i piedi, ed è capace di leggere ed intuire le migliori scelte per iniziare la costruzione di gioco, poiché è addirittura lui il primo play-maker della squadra. Ecco perché, finalmente, il Milan può giocare 25/30 metri più alto, non ha più paura – rispetto al mese di gennaio – di lasciarsi campo alle spalle, e può tornare ad aggredire alto gli avversari, giocando uomo su uomo come tutti chiedevano a gran voce. Pioli ha portato il Milan ad uscire dalla crisi, rimettendo dentro, piano piano, tutte le convinzioni che la squadra stava perdendo, quasi ricominciando da zero.
Maignan resta l’uomo più prezioso del Milan, e Pioli lo sa bene. La calma, l’intelligenza, la freddezza con la quale gioca i palloni l’ex Lille sono fondamentali, ma ancor di più la leadership che riesce a mettere in campo. È il primo a guidare i compagni, a chiamare le marcature preventive, a suonare la carica sui calci piazzati. Mike Maignan è l’uomo cardine di questo Milan, e merita di riprendersi le sue rivincite, dopo i mesi bui a causa dell’infortunio.