Mike Maignan ha rilasciato un’intervista ai microfoni di DAZN, di seguito tutte le sue dichiarazioni:
Sull’arrivo al Milan: “Prima di venire al Milan ho parlato a lungo con la società, e la prima cosa che ho detto è che volevo riportare insieme a tutti i miei compagni il Milan al suo livello. Mi aspettavo di vincere subito“.
Sul ruolo da bambino: “Da piccolo volevo fare il centrocampista o l’attaccante, insomma il giocatore di movimento. Sono diventato portiere perché ho perso una scommessa con un mio allenatore, Romain Damiano. Dovevo andare a fare il test a Clairefontaine, e mi ha detto che se fossi arrivato all’ultimo step mi avrebbe confermato portiere. E così è stato”.
Su Stefano Pioli: “Parla sempre con noi: prima di ogni partita, ogni giorno, ci parla per trasmetterci sensazioni positive. Prima e durante l’intervallo del derby decisivo dello scorso campionato, ha parlato con tutti noi per farci sentire la fiducia“.
Su Zlatan Ibrahimovic: “Mi ricordo il primo anno in prima squadra a Parigi. Durante un allenamento, facciamo un lavoro sulle conclusioni degli attaccanti. Tutti sapevamo quanto Ibra calciasse forte. Ha calciato una palla molto forte, da dentro l’area, per cercare di sfidarmi.L’ho parata. A fine allenamento, dentro lo spogliatoio,mi ha detto che gli piaceva la mia mentalità, e di continuare così. Oggi, otto anni dopo, siamo qui insieme“.
Sull’inevitabile confronto con Donnarumma: “L’anno scorso non ho sentito la pressione, anche se inevitabilmente ho visto che la gente ha fatto molti paragoni tra me e Donnarumma. A me però questo non cambia niente, prima di ogni partita io mi isolo, perché fuori la gente parla troppo e io non voglio sentire su di me la loro pressione. Mi aiuto con la musica, o cerco di chiudermi nel mio mondo”.
Sui tifosi: “Abbiamo i tifosi migliori d’Italia. Ci hanno dato molta forza lo scorso anno. Mi ricordo ancora a Roma, contro la Lazio, quando praticamente tutto lo stadio era nostro, o a Sassuolo: a Reggio Emilia eravamo sicuri di vincere, perché avevamo fiducia in noi e per la forza che ci trasmetteva da fuori il popolo rossonero“.