L’ex allenatore di Milan e Juventus Fabio Capello è stato intervistato da SportWeek, inserto settimanale della Gazzetta dello Sport. Lo storico tecnico ha detto la sua sulle due squadre in vista del big match di San Siro di domenica sera.
“Gara difficile da decifrare. Entrambe devono vincere. Il Milan deve stare attento: la Juve sta tornando concreta e sta ritrovando il suo spirito. Sarà un avversario scomodo, da studiare con attenzione. Io non accetto quelli che dicono: noi siamo noi e degli altri non ci interessa. È un gravissimo errore di presunzione. Tutte le squadre hanno punti forti e deboli: devi conoscerli per poter colpire“.
Su cosa gli piaccia del Milan: “È una squadra frizzante. Ha queste accelerazioni che somigliano a quelle dell’Inter dello scorso anno, ma solo in apparenza: entrambe sono belle da vedere e finalizzate al gol, ma le nerazzurre erano di forza, sviluppate da e incentrate su Lukaku; queste sono più tecniche, soprattutto quando ci sono Leao e Theo Hernandez. Più ‘delicate’, vorrei dire“.
Su Leao: “Un anno e mezzo fa sono andato in visita a Milanello e gli ho detto: ‘Hai un talento unico, cerca di non perderlo’. Per il resto c’è Pioli che con lui sta facendo un ottimo lavoro“.
Sul Milan rivale numero uno dell’Inter per lo scudetto: “Penso di sì, perché ha preso consapevolezza. Maldini e Massara stanno facendo un grande lavoro e supportano perfettamente l’allenatore e la squadra. Questa unità di intenti può fare la differenza“.
Sulla poca efficacia delle minestre riscaldate: “L’ho provato sulla mia pelle, quando lasciai il Real Madrid chiamato da Berlusconi. ‘Fabio, devi tornare’, mi disse, e io andai da Sainz, col quale avevo firmato un triennale, e gli chiesi: ‘Scusi, presidente, può liberarmi, perché io a Berlusconi devo tutto?’. Così nel ’97 rientrai al Milan dopo averci vinto tutto nei cinque anni precedenti. Chiusi il campionato al decimo posto e a fine stagione venni mandato via. Forte di quella esperienza, il mio consiglio ad Allegri fu proprio questo: ‘Lascia stare e vai a Madrid’. Ma non mi ha ascoltato“.
Sulla capienza degli stadi ridotta a 5000 posti: “Guardi, io sono per la scienza e per questo governo, che mi piace tantissimo. Erano anni che non se ne vedeva uno di questa competenza. Quindi mi fido delle loro decisioni, perché non sono prese per simpatia o antipatia“.
