L’amministratore delegato dello studio legale di progettazione Populous, Christopher Lee, ha concesso un’intervista ai microfoni della Gazzetta dello Sport. Nella giornata di ieri ha ufficialmente inaugurato la sede italiana in quel di Milano ed è stata l’occasione per un dialogo sul nuovo stadio. Ecco le sue parole.
“Noi crediamo che un progetto ben riuscito debba rispettare la tradizione e l’anima di ogni luogo. Questo vale ancora di più a Milano, in Italia. E allora abbiamo pensato di citare luoghi iconici della città, perché fosse davvero uno stadio “milanese”. Volevamo che fosse subito riconoscibile e che diventasse attraente anche per chi vive qui. Nella nostra idea lo stadio sportivo è importante, ma è parte di un progetto molto più ambizioso. Il nuovo San Siro, nelle nostre idee, sarà un nuovo distretto. Sarà un luogo da frequentare tutto il giorno per tutta la settimana“.
Sull’attaccamento al vecchio San Siro: “È accaduta la stessa cosa a Londra per il vecchio Wembley. Tutti noi avevamo un legame forte con quel monumento. Ma se chiedete ai tifosi che cosa pensano di Wembley adesso vi accorgerete che sono tutti strafelici. E lo saranno anche a Milano i tifosi di Milan e Inter. Le grandi società di calcio hanno bisogno di avere uno stadio innovativo. Credo che sia una necessità“.
Sull’interesse vivo di Milan e Inter: “Per quello che ci risulta, sono ancora interessate! Non vedono l’ora di cominciare“.
Sulle tempistiche di costruzione: “Dipende da quando si parte. La costruzione dello stadio richiede un tempo tra i 30 e i 36 mesi. E contando tutti i lavori di completamento serviranno tra i 4 e i 5 anni. Se il via verrà dato entro la prossima primavera è possibile tagliare il traguardo prima delle Olimpiadi“.
E conclude: “Noi speriamo di poter realizzare il nostro San Siro perché offriremmo alla città un nuovo distretto, modello di innovazione e sostenibilità. Ma siamo in corsa anche per altri progetti in divenire“.
