Franck Kessie ha concesso un’intervista alla Gazzetta dello Sport a poche ore dal derby numero 228 tra Milan e Inter. Ecco le parole del centrocampista ivoriano, che esprime tutta la sua convinzione sul derby.
Su com’è nato il soprannome “Presidente”: “Una volta sono arrivato a Milanello e ho parcheggiato nel posto di Gazidis. Mi hanno detto che non si poteva e ho risposto, che problema c’è? Sono il nuovo a.d.del Milan. A me piacciono gli scherzi. Logicamente so di non essere un presidente“.
Sugli inizi con Pioli: “Beh, il Milan mi ha preso, segno che in me vedeva qualcosa. Però giocare nel Milan non è facile, e poi è arrivato un nuovo allenatore che chiedeva cose che bisognava capire. C’è voluto del tempo, non soltanto a me. Quando arriva un tecnico differente, vuol dire che il momento è complicato. A maggior ragione bisogna metterci tanta attenzione“.
Se gli piace il suo ruolo, meno muscoli più senso della posizione: “Quando vinciamo sì“.
Sulla sua crescita: “Si lavora per andare avanti e io lo faccio tutti i giorni per diventare un centrocampista migliore“.
Sul suo idolo: “Questa è una domanda facile: Yaya Toure“.
Sull’andata contro la Stella Rossa: “Il pareggio in trasferta 2-2 non è male. Si poteva fare meglio, ma c’è ancora il ritorno.E ora la partita con l’Inter“.
Sul suo derby preferito: “Quello vinto con gol di Cutrone all’ultimo minuto“.
Su un giocatore che vorrebbe togliere ai nerazzurri: “Nessuno. Se vinciamo con le squadre al completo è più bello ed è meglio per lo spettacolo. Saranno decisivi tutti i giocatori“.
Su Ibrahimovic: “Da un punto di vista tecnico è insuperabile e come compagno ti dà sempre qualcosa in più. Ci mette sempre la faccia, non succede spesso di trovare campioni con questa personalità. Con tutto quello che ha vinto mi pare logico che mi rubi la leadership“.
Sullo scudetto: “Mancano ancora tante partite. E sembra che ci siano tante difficoltà, ma il derby lo vinciamo noi e torniamo in testa alla classifica“.
Il motivo della sua convinzione: “Perché siamo un gruppo che è cresciuto nelle difficoltà, lavoriamo sodo e crediamo nello scudetto. In Italia, ormai lo sanno tutti, puoi vincere contro la prima e perdere con l’ultima in classifica. Fasciarsi la testa non serve“.
Sul razzismo in Italia su di lui: “Per la verità non mi sono mi sentito a disagio“.
Chi tira il rigore nel derby: “Lo tira Ibra. E Zlatan sarà contento del risultato“.
Se vuole diventare presidente della Costa d’Avorio o del Milan: “Mi sembrano compiti diversamente impegnativi, ma difficili in ogni modo. Vediamo quando finisce la carriera“.
Su Weah: “È un idolo per tanti africani. La mia idea è anche la sua e quella di tanti altri immagino: aiutare sempre l’Africa, che ha bisogno di sostegno e infrastrutture, ma soprattutto far capire il bello della sua cultura. L’Africa ti fa innamorare, anche a prima vista“.
Sul rapporto con l’Africa: “Penso ai bambini che devono andare a scuola e non possono, penso a come aiutare gli ospedali a funzionare meglio. Il mio rapporto con l’Africa è un rapporto di affetto ma anche pratico. Cerco di fare il possibile per aiutare. E’ un continente grande e ricco, e non parlo soltanto di materie prime. L’Africa è tutto un mondo ed è speciale“.
Sul suo tempo libero: “In questo periodo più che mai cerco di aiutare chi ha bisogno. Per il resto faccio quello che fanno tutti. Cerco di rilassarmi, anche se il tempo libero è poco. Il mio Paese ha bisogno di tanto, mi concentro su questo. Ci sono situazioni limite da superare“.
Sulla sua infanzia: “Se vedo come stanno le persone adesso, a maggior ragione posso dire che non mi è mancato nulla. La mia era una famiglia tranquilla. Ho cominciato a giocare a calcio come difensore centrale, mi piaceva. Ma non era una questione di rivalsa sociale. Avevo una grande passione per il pallone, tutto qui“.