Ariedo Braida era in tribuna in occasione dell’Euroderby del 2003 nelle vesti di dirigente rossonero e si ricorda tutto molto bene. Nell’intervista odierna rilasciata alla Gazzetta dello Sport, l’ex direttore sportivo del Milan ha fatto un tuffo nel passato per parlare del presente, ovvero la semifinale di Champions League: ecco le sue parole.
“Gol di Shevchenko? Lo ricordo come irripetibile: segnò cadendo, contrastato, con la voglia di vincere e il furore di Sheva. Andriy in Ucraina con Lobanovski faceva i percorsi militari e lì o vivi o muori. Lui ha scelto di vivere. Settimana più tesa della mia vita? Probabilmente sì, un derby così lascia il segno, si ricorda per sempre. Il calcio fa sognare e piangere, è una metafora della vita… e il derby è così, ti fa sognare e piangere. Un derby così è come quando incontri una bellissima ragazza: ci pensi sempre, vuoi trovare a tutti i costi una soluzione per stare con lei. Significa che la paura è in noi però, in partite così, non devi farti vincere. Io nel 2003 un po’ avevo paura ma sentivo crescere in me la convinzione che potevamo farcela“.
Sull’immagine rimasta in testa: “Il gol di Shevchenko e il polpaccio di Abbiati li avrò davanti agli occhi, stampati, finché starò in questo mondo“.
Sul derby odierno: “Inter favorita? Sulla carta sì, se Leao non giocherà può avere qualcosa in più. Leao è troppo importante, per il Milan è fondamentale, è uno dei giocatori che decidono le partite. Mi auguro che il Milan abbia lo spirito, quello che fa lottare e sognare. Simbolo? Tonali, per quel suo furore gattusiano. Rino era l’espressione di chi vuole arrivare anche quando non ha più forze. Trovava sempre l’energia per superare gli ostacoli. In quelle situazioni, qualcuno cade e qualcuno li supera: non siamo tutti uguali“.
Su chi toglierebbe all’Inter: “Di solito in questi casi si pensa agli attaccanti perché in carriera ho visto sì difensori fantastici… ma sono gli attaccanti che spesso determinano. E io, nell’Inter, vedo Lautaro molto forte ma anche Lukaku e Dzeko“.
Sui vent’anni passati da quell’Euroderby in semifinale: “È normale. Il treno nel calcio di solito passa, ma puoi restare anni ad aspettarlo“.
Sulla sua presenza allo stadio: “Certo, non posso mancare. Diciamo che conosco Beppe Marotta e Piero Ausilio da quando erano piccoli, quasi bambini. Marotta me lo ricordo a Varese, giovanissimo. Loro interisti? Certe cose non si dicono dai… Ma diciamo che qualcuno, in qualche momento della sua vita, ha detto qualche bugia…“.