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Gazzetta: da Wembley ad Atene, passando per Belgrado. Milan, sai come ribaltare i pronostici

Quella di stasera non sarà una missione facile: al Milan, per continuare il sogno di gloria in Champions League, occorre un’impresa contro il Liverpool. Come ricorda l’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, però, la storia del calcio in generale, e quella del Milan in particolare, è costellata di volte in cui l’impresa è riuscita. Si parte dal 22 maggio del 1963: alla vigilia della finale di Coppa dei Campioni, i rossoneri non avevano certo il pronostico dalla loro parte: giocavano a Wembley contro il Benfica campione incarica, e dopo il vantaggio portoghese di Eusebio al 19’ del primo tempo, i cinque mila tifosi giunti da Milano furono presi da terribile scoramento, ma il Paròn Rocco, in panchina, non si diede per vinto, riorganizzò la squadra, mise Trapattoni a marcare Eusebio e nella ripresa due gol di Altafini regalarono il sogno: Milan campione d’Europa, prima squadra a riuscirci.

Giovedì 15 maggio 1969, semifinale di ritorno di Coppa dei Campioni contro il Manchester United, detentore del titolo. Il Milan aveva vinto 2-0 all’andata a San Siro, ma Old Trafford metteva i brividi, e spingeva i fenomeni Bobby Charlton, George Best e Dennis Law: nell’inferno di Manchester, tra sassi e bottiglie che volavano in campo cercando di colpirlo (e una volta ci riuscirono pure), fu il portiere Fabio Cudicini a salire sul palcoscenico. Dopo il gol di Bobby Charlton, al 25’ della ripresa, Cudicini parò tutto e si guadagnò il soprannome di Ragno Nero. Il Milan resse fino in fondo, sbarcò in finale e lì triturò l’Ajax di Cruijff: seconda Coppa dei Campioni.

Anche nell’era del calcio moderno ci sono state leggendarie imprese rossonere. Ad esempio, nella stagione che si concluse con la conquista dell prima Coppa dei Campioni del Milan di Sacchi (1988-89), ci fu la nebbia di Belgrado a offuscare le speranze. Le cose andarono così: partita d’andata degli ottavi di finale a San Siro, 1-1 contro la Stella Rossa. Al ritorno, il 9 novembre 1988, con i rossoneri privi di Gullit infortunato gli slavi passarono in vantaggio e pareva davvero la fine dell’avventura. Poi scese la nebbia e l’arbitro sospese la partita. Si tornò in campo il giorno successivo, giovedì 10 novembre. Gol di Van Basten e risposta immediata di Stojkovic. Sull’1-1 anche dopo i supplementari si passò ai calci di rigore. E qui Giovanni Galli si superò: due tiri parati, il Milan passò il turno e corse verso la gloria.

Nel 1994, il Milan allora guidato da Fabio Capello si presentò alla finale di Coppa dei Campioni contro il grande Barcellona di Johan Cruijff. In quella squadra c’erano Guardiola, Koeman, Romario e Stoichkov. E al Milan mancavano Baresi e Costacurta. Il pronostico era tutto per i blaugrana. Ma Capello, aiutato da Savicevic e Massaro in serata di grazia, ribaltò il tavolo: addirittura 4-0 nella sfida di Atene, altro trofeo da mettere in bacheca. E con questi precedenti perché non credere che un’altra Impresa sia possibile?

Milan
Van Basten, Massaro, Costacurta – Milanpress, robe dell’altro diavolo

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