L’ha ribaltato, l’ha trascinato dentro al campo e poi l’ha trascinato fuori dal campo. Oggi Zlatan Ibrahimovic può, insieme alla squadra, capitalizzare quanto di buono è stato seminato negli ultimi due anni e mezzo. Da quando quel 24 dicembre 2019, il telefono dell’allora Chief Football Officier del Milan, Zvonimir Boban, squillò con insistenza e l’interlocutore disse: “Complimenti Boban, il Milan ha preso Ibrahimovic”. Erano passati solamente due giorni dalla disfatta di Bergamo, ma Zlatan sentì dentro che poteva fare qualcosa per questo club.
La sua seconda avventura rossonera sarà indimenticabile, come tutta la sua carriera, ma il numero 11 svedese vuole mettere la ciliegina sulla torta, vuole conquistare quel trofeo come 11 anni fa. Contro il Sassuolo siederà in panchina, non si sa se entrerà o meno a gara in corso. Il ginocchio, come scrive oggi la Gazzetta dello Sport, non è al top e non è da escludere che questa possa essere la sua ultima partita. Ma a questo non ci vuole pensare, non oggi che è lì ad un passo dal compimento di un capolavoro che passerebbe nella storia. Esisterebbe un Milan pre-Zlatan e un Milan post-Zlatan, in fondo questa è già una vittoria.