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Milan, attendere i giovani e dare loro margine di errore: una ricetta europea da non dimenticare

Paolo Maldini, Frederic Massara e Ivan Gazidis hanno sempre predicato la calma con i giovani talenti nella rosa di Stefano Pioli. Una tranquillità richiesta per via delle tante pressioni che avrebbero potuto subire in un ambiente come quello del Milan quegli stessi ragazzi a cui serve del tempo per sbocciare. Una lezione che andrebbe impartita a coloro che si innalzano a scienziati del calcio, parlando sempre a posteriori, ma si scoprono somari quando dell’esame si hanno i risultati sul lungo periodo.

Gli stessi tifosi faticano spesso a comprendere il concetto di attesa perché, com’è normale che sia, la smania per la vittoria ha la meglio. In un progetto come quello del Milan, ad ampio raggio, si procede step by step, senza potere e volere forzare un passaggio. Chi lo ha voluto forzare in passato ha pagato e fa pagare ancora oggi a caro prezzo scelte scellerate.

Una foto degli Europei è quella dei due amici di ping pong (così raccontano loro, scambiandosi il ruolo di migliore), Matteo Pessina e Manuel Locatelli. Cosa li accomuna? Il passato in rossonero, oltre che la sacrosanta e meritata maglia azzurra odierna.

Apprendere ad attendere

Al di là del concetto di rimpianto, piangere sul latte versato serve a poco, c’è piuttosto bisogno di analisi. Un’analisi che sicuramente non mancherà in quel di Casa Milan, visto che i dirigenti hanno dimostrato in questo ciclo rossonero di non lasciarsi prendere la mano da delle situazioni e ragionare sul lungo periodo. Non lo hanno fatto con Donnarumma, seppur si tratti per forza di cose di una grandissima perdita, non lo faranno nemmeno su altri giocatori oggi in discussione, perlomeno sui media.

I due centrocampisti, rispettivamente di Atalanta e Sassuolo, appartengono ad un Milan passato, una concezione superata di società. Il primo valutato 1 milione di euro (non avete letto male) nella trattativa che portò Conti in rossonero nell’estate 2017. Il secondo valutato all’incirca 15 milioni tra prestito oneroso, obbligo di riscatto e bonus vari nell’estate 2018. Oggi brillano in Nazionale ed il loro percorso è stato tale grazie alle esperienze lontano da Milano, propedeutiche alla loro crescita. Non devono e non possono dare aria a rimpianti, bensì a lezioni per il futuro, anche prossimo.

Milan-Cagliari: Rafael Leao e Diego Godin (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)
Milan-Cagliari: Rafael Leao e Diego Godin (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

Milan, i giocatori da valorizzare ci sono

Ecco perché le situazioni che coinvolgono i vari Leao, Hauge e lo stesso Pobega devono far riflettere. Sono vicende diverse l’una dall’altra, ma condividono, oltre che l’anno di nascita (1999), il rischio di valutazione prematura del loro reale valore. Ci spieghiamo meglio: non è possibile aspettare tutti i giocatori giovani, altrimenti l’ingaggio volente o nolente si inceppa. Detto questo, allo stesso tempo pensare di monetizzare immediatamente da giocatori che hanno dimostrato ancora poco del loro potenziale, che sembra grande, con la maglia rossonera potrebbe essere una mossa sbagliata per le tempistiche.

Il portoghese ha fatto vedere nella prima parte di stagione di essere devastante quando fatto partire sulla sinistra (chiedere a Ibrahimovic la conferma). Il norvegese ha mostrato delle giocate e dei gol fuori dal comune e non casuali se ripetuti (Celtic in casa, Sparta Praga, Napoli). L’italiano ha realizzato 6 reti e fornito 3 assist alla prima stagione in A da mezz’ala in una squadra neopromossa. La carne al fuoco c’è tutta, sta a Pioli, la società e agli stessi giocatori valorizzarla al meglio. La ricetta europea di questi giorni insegna e non va per nulla la mondo dimenticata.

Tommaso Pobega - MilanPress, robe dell’altro diavolo
Tommaso Pobega – MilanPress, robe dell’altro diavolo

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