Chiunque sia andato a scuola, anche senza aver portato avanti troppo gli studi, in un modo o nell’altro sarà incappato nella lettura de «Il Barone Rampante» di Italo Calvino. E oggi, se ce lo permettete, in quella figura rivediamo anche Giorgio Furlani, da molti tifosi già ribattezzato Re Giorgio, figura che sta facendo e disfando il Milan seguendo, ovviamente, il filone logico ed economico imposto dal proprietario RedBird.
Giorgio Furlani, il nostro Barone Rampante
Per chi ha memoria corta, ricordo che «Il Barone Rampante» è un romanzo ambientato nel Settecento e vede come protagonista Cosimo Piovasco di Rondò, giovane rampollo di una famiglia nobile ligure che, a dodici anni, in seguito a un litigio con i genitori per un piatto di lumache, si arrampica su un albero del giardino di casa e non scende più.
Un po’ come fatto dal nostro Giorgio Furlani, salito sulla barca del Milan con un’idea ben precisa, andando contro a chi, invece, questa visione non l’aveva (ogni riferimento a qualsivoglia Paolo Maldini è ovviamente voluto) nonostante rappresentasse, per molti, una sicurezza. Proprio come i genitori di Cosimo, ricchi e nobili. Ma le affinità tra Giorgio Furlani e Cosimo Piovasco di Rondò sono tante: entrambi (Furlani per ora…) dimostrano che non si tratta solo un capriccio, anzi: spostandosi solo attraverso boschi e foreste, si costruiscono a poco a poco una dimensione quotidiana anche sugli alberi, in una visione molto particolare.
L’innamoramento, ma anche la tristezza
Il romanzo racconta poi dell’innamoramento per Viola (il Milan?), del fedele amico, il cane Ottimo Massimo (Moncada? Non ce ne voglia per il paragone con il quadrupede, per questo rivolgersi a Italo Calvino…) e del divenire popolare presso gli abitanti delle terre dei Rondò, partendo anche lui come Furlani da una base di scetticismo. Quello che speriamo è che l’epilogo sia differente, perché Viola lascerà Cosimo per un nobile inglese e il protagonista deciderà di non scendere mai più dagli alberi, scomparendo nel cielo al passaggio di una mongolfiera e gettandosi infine in mare.
Re Giorgio Furlani, occhio ai precedenti
Ma Re Giorgio Furlani sa il fatto suo, nonostante l’appellativo di «Re Giorgio» non sempre ha dato esiti rassicuranti: Re Giorgio IV del Regno Unito (siamo nel 1762), ad esempio, è stato considerato sfortunato per aver avuto un matrimonio infelice e difficoltà a mantenere una buona reputazione pubblica; e che dire di Re Giorgio VI, che sebbene sia ricordato per aver guidato il Regno Unito alla vittoria durante la Seconda Guerra Mondiale (era il padre di Elisabetta II per intenderci), ha vissuto con problemi di balbuzie, salute mentale, ansia e depressione (guardatevi il film con Colin Firth, ne vale la pena).
Ma c’è anche Giorgio Armani, il re della moda che tiene alto il nome del made in Italy e di Milano in giro per il mondo. Quello che auguriamo anche al nostro re, Re Giorgio Furlani.
