Il momento è complicato, perchè dopo un buon inizio di stagione il Milan rischia di sprofondare in un buco nero. Una sola sconfitta nelle prime dieci partite della stagione (il derby da dimenticare contro l’Inter), tre negli ultimi quattro match. Inter che prova la fuga in campionato a sei punti di distanza, la Juventus – in campo in questi minuti contro la Fiorentina – che può portarsi a +4 e il Napoli, che qualche settimana fa era a -7 che si è rifatto sotto. Altrettanto complicato, finora, in cammino in Champions League, perchè i rossoneri sono ultimi nel girone e senza una vittoria martedì contro il Paris Saint-Germain del fenomeno Mbappè le chances di approdare alla fase ad eliminazione diretta si ridurrebbero al lumicino.
Il Milan sembra una squadra (o meglio, un insieme di giocatori) triste e smarrita, lontana anni luce da quella divertita e divertente che due anni fa ha alzato lo Scudetto numero 19. Dopo il complicato secondo tempo del Maradona di Napoli, il gioco del Diavolo è diventato contro la modesta Udinese (0 vittorie in 10 partite prima di ieri e già eliminata dalla Coppa Italia) ancora più involuto, incerto e confuso. Ieri è stata una partita piena di errori tecnici, iniziata con la incomprensibile scelta di Pioli di proporre un inedito 4-4-2 con Musah esterno destro e il doppio centravanti, schierando un Jovic apparso completamente un pesce fuor d’acqua come lo è stato per lunghi tratti l’anno scorso nella Fiorentina e prima ancora con la maglia dell’Eintracht Francoforte.
Milan, non un nuovo gennaio
Dopo due sconfitte di fila a San Siro e una vittoria che manca da quattro partite ufficiali, il timore dei tifosi milanisti è che si possa ripetere il tremendo mese di gennaio, quando i rossoneri crollarono nella corsa Scudetto . Anche allora, dopo una serie di risultati negativi, Pioli aveva cambiato modulo, passando alla difesa a tre. Stavolta è stato il 4-4-2, anche se la sensazione è che – con il rientro di Pulisic e Chukwueze – l’esperimento del doppio centravanti non verrà ripetuto più.
A questo punto, la domanda sorge spontanea: cosa fare con Stefano Pioli? Ribadirgli la fiducia concessagli, con pieni poteri dopo l’addio di Maldini e Massara, in estate o congedarlo provando a dare nuova linfa ad uno spogliatoio che pare non seguire più al 100% il suo allenatore? Impossibile cambiarlo a poche ore dalla decisiva sfida di Champions, ma la sensazione è che il tecnico parmense si giochi tutto in questa settimana. Crollare nuovamente contro il PSG (sotto gli occhi di Cardinale) e magari non vincere sabato pomeriggio a Lecce sarebbe molto probabilmente la goccia utile a far traboccare il vaso, anche perché poi arriverà l’ultima sosta per le Nazionali del 2023. E a quel punto l’eventuale nuovo allenatore avrebbe due settimane per ambientarsi a Milanello…