È sempre piacevole condurre i nostri lettori dietro le quinte, dove il lavoro giornalistico prende vita. Tra dibattiti e rettifiche: perché funzione proprio così, non c’è giusto e non c’è sbagliato ma c’è una realtà da raccontare. Realtà che spesso non si vede o – almeno nel calcio – si nasconde molto bene. Inutile omettere la difficoltà del consueto lavoro post gara di ieri sera, dopo Milan-Verona. Una gara dai giudizi soggettivi, dai voti quasi impossibili da dare. Una serata dal bicchiere mezzo pieno per come è arrivato il pareggio a San Siro, mezzo vuoto per la grande opportunità sprecata. Non in chiave vittoria del campionato, sia chiaro, ma una grande occasione per staccare le dirette concorrenti.
Ibrahimovic sì o Ibrahimovic no? Leggendo i quotidiani questa mattina è chiara ed evidente una difficoltà collettiva nell’analizzare una partita che ha aggiunto poco al già noto carattere da guerrieri della squadra di Pioli. Ibrahimovic ha risolto una gara che l’ha visto protagonista di episodi che non appartengono al mondo di Zlatan. Atteggiamento spesso scontroso anche con i compagni, un rigore decisivo sbagliato e una strada – già spianata – verso l’insufficienza. Ma poi il gol che risolleva i suoi, con il solo Ibra in grado di raccogliere le ultime forze della sua squadra mai arrendevole fino al minuto 95. Allora cosa fai? Gli dai l’insufficienza? Impossibile. È chiaro che il Milan ha appreso una lezione essenziale: non si può dipendere dal solo Ibra e non sarà un campionato che permetterà alla squadra di rifiatare spesso con la necessità di allungare ulteriormente la coperta. Ibrahmovic sarà quindi il maestro, ma che presto o tardi dovrà lasciare sempre più spazio alla squadra che verrà. Ma è chiaro anche che una partita del genere – un anno fa – la perdevi. “Tutta la vita”, come si dice.
Forza e coraggio. Altro giudizio di difficile espressione è risultato quello destinato a Calabria, autore di uno sfortunato autogol che di fatto regala certezze imponenti al Verona e mette il Milan davanti ad una salita che sembrava impraticabile. Anche lui si riscatta nel finale, con un avvio di gara da incubo. È bravo a riscuotersi e non perdere mai la testa per una sconfitta che – fino al minuto 93 – portava la sua sigla. Secondo noi, è lui il peggiore in campo ma riconosciamo in Davide le caratteristiche di puro milanismo come quello messo in mostra da tutto il gruppo. Facile fare ora i conti per una squadra che avrebbe comunque mantenuto la prima posizione, ma il Milan ha un vantaggio di due punti sulla seconda in classifica e mai come ora è tempo di ragionare a lungo termine. Ora la pausa e poi forza e coraggio.