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Il passo indietro di Ferrara e la chiarezza sui conti

Due pareggi e due vittorie sono il bottino di questa prima fase della ripresa del campionato dopo la lunga sosta, una fase che il Milan ha vissuto con un allenatore praticamente già non confermato, una buona parte della squadra in partenza e senza Ibrahimovic (quello entrato in campo camminando a Ferrara non lo contiamo).

Passo indietro. Viste le premesse, considerata l’ultima partita con il Genoa e la mancanza di un vero obiettivo stagionale si può essere soddisfatti e si possono cercare le cose positive da salvare in vista della prossima stagione. Sperando una volta tanto che chi verrà potrà lavorare in pace e con una società unita alle spalle. Le partite contro Juve, Lecce e Roma avevano dato idea di un Milan concentrato, attento e coeso. Che infatti non ha praticamente preso gol, soprattutto se consideriamo l’inesistente rigore di Lecce. Forse i complimenti incassati dopo queste tre partite hanno mandato in campo a Ferrara un Milan distratto nell’approccio alla partita. Di certo i primi 15 minuti contro la Spal hanno dimostrato che questa è tutt’altro che una squadra matura e pronta per lottare ad alti livelli.

Futuro. Chi siederà sulla panchina al posto di Pioli dovrà lavorare prima sulla testa dei giocatori e poi sulla tattica. Il gol dell’ex rossonero Valoti (lanciato addirittura da Allegri) ha dell’incredibile. Sul calcio d’angolo toccano la palla cinque giocatori della Spal prima che Valoti trovi la deviazione vincente. La palla rimane a lungo nell’area piccola del Milan e i difensori rossoneri assistono immobili alla rete dei padroni di casa. Esattamente come Immobile rimane Kessiè quando Floccari è libero di coordinarsi e calciare da lunga distanza la palla del 2-0.

Top e Flop. Gli incubi di questa e di molte altre recenti stagioni rossonere sembrano tornati e quella di Ferrara potrebbe diventare l’ennesima pagina nera di questi anni. Con un Rebic irriconoscibile è solo Calhanoglu che prova a coordinare la reazione del Milan. Paquetà ci mette tanta buona volontà, ma sbaglia tantissimo. Alla fine la sua prova non è da bocciare. Come non è da bocciare Saelemakers, fresco di riscatto e contratto quadriennale. Sono sincero: i suoi primi scampoli di partita nel derby e a Lecce mi facevano pensare che non avesse senso riscattarlo dall’Anderlecht, soprattutto per una somma complessiva di 7 milioni. E invece, al di la’ di qualche errore marchiano, a Ferrara è subentrato a Castillejo nel ruolo di ala e se l’è cavata egregiamente.

Inversione. Dicevamo però che sul 2-0 la serata emiliana sembrava che stesse prendendo una pessima piega. la raddrizza l’espulsione di D’Alessandro decisa grazie al Var che regala al Milan un tempo intero per ribaltare la gara. L’assalto di Romagnoli e compagni e confuso e scoordinato, ma la palla rimane stabilmente nell’area biancazzurra. Alla fine Leao e un autogol di Vicari su cross proprio di Saelemakers evitano al Milan l’ennesima sconfitta stagionale e spingono la squadra di Di Biagio verso la Serie B. A proposito di Di Biagio, una considerazione a latere di cui dovrebbe tenere conto la classe arbitrale: in tempi di porte chiuse e stadi deserti l’espulsione dell’allenatore rischia di essere più un vantaggio che una penalizzazione. Infatti il tecnico spallino, dopo il rosso, ha potuto sistemarsi al primo anello dello stadio e percorrere tutta la fascia per dare indicazioni ai suoi, invece che rimanere confinato nell’area tecnica davanti alla panchina.

Obiettivi. Tornando al Milan, non ci solo veri e propri obiettivi per questo finale di stagione. Mi rifiuto infatti di pensare che lo sia la qualificazione in Europa League. Come ha confermato, nei fatti, lo stesso Milan rinunciandovi un anno fa per regolare i propri conti con il Fair Play Finanziario. L’unico obiettivo è ben figurare e dimostrare che non è proprio tutto da buttare. Diciamo che anche a Ferrara questo obiettivo è stato raggiunto. Adesso però arrivano avversari come Lazio, Juve e Napoli e non sarà facile continuare a dimostrarlo. Di certo però anche in questa ennesima stagione deludente la squadra in campo ha fatto male, ma la squadra fuori dal campo ha fatto peggio. Da due giorni infatti si è chiuso l’esercizio di bilancio 2019/20 e nonostante le canoniche mistificazioni dei velinari di palazzo, a breve i conti saranno pubblici e pubblicati. E i conti dicono che, al netto della scontata contrazione dovuta alla pandemia (peraltro comune a tutte le società europee e non solo di calcio), i ricavi continuano a scendere e la curva dei fatturati non riesce a invertire la tendenza di discesa ormai decennale.

Economics. Una discesa in netta controtendenza con tutte le altre società di calcio italiane che negli ultimi dieci anni hanno visto crescere i propri fatturati intorno al 60/70% (ad eccezione della Juve che ha avuto un incremento addirittura in tripla cifra). Il Milan invece è stata l’unica che ha perso il 10% e che anche quest’anno ha confermato il proprio trend. Fa sorridere che gli “esperti” di finanza imbeccati dal club si vantino del fatto che almeno il Milan non ha debiti con le banche. Ci mancherebbe altro, le azioni del Milan sono proprietà dell’ hedge found più importante del mondo. Ci mancherebbe pure che Elliott avesse debiti con le banche italiane, proprio Elliott che ha costruito la propria fortuna sui prestiti a banche, istituti finanziari e grandi holding internazionali. Il Milan, il debito ce l’ha con un fondo finanziario di portata mondiale, non con le banche. E purtroppo finché non ci sarà la fatidica svolta nell’assetto azionario del Milan, il rischio è che continueremo a giocare senza grandi obiettivi e a gioire per un pareggio al 92′ a Ferrara.

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