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Sacchi racconta Ancelotti: “Ovunque alleni, fa bene: non può essere un caso. Quando venne al Milan…”

La storia della panchina rossonera è stata caratterizzata sia da Arrigo Sacchi che da Carlo Ancelotti. Il primo ha parlato del secondo ai microfoni di SportWeek, inserto settimanale della Gazzetta dello Sport: ecco le sue dichiarazioni.

Su cosa vide in lui da giocatore: “L’umanità e la profonda conoscenza del calcio che, negli anni, avrebbe ancora migliorato. Carlo è una pasta di ragazzo, impossibile non volergli bene. E poi ha una grande cultura del lavoro che credo derivi dalle sue origini contadine: nei campi, sul trattore, con suo papà, nelle estati bollenti, ha capito che cosa sono la fatica, il sudore, il sacrificio. E questi valori se li è portati dietro, prima da calciatore e poi da allenatore“.

Sull’arrivo al Milan nel 1987: “Carlo era alla Roma, io volevo farne il perno del centrocampo del mio Milan. Aveva problemi alle ginocchia, dopo tutti gli infortuni che aveva avuto e gli interventi chirurgici che aveva subito. Berlusconi mi disse: ‘Non posso comprare un giocatore che ha un deficit fisico del 30%’. Gli risposi: ‘Io mi preoccuperei se questo deficit lo avesse nel cervello, non nelle gambe. Lei mi acquisti Ancelotti e io vincerò lo scudetto’. E così accadde. Vedeva il calcio ed era in sintonia con quello che io desideravo. Pressing, possesso palla, squadra corta e stretta… Ancelotti era un esempio per i compagni“.

Sull’inizio difficile: “Il Milan stentava a decollare, un giorno Berlusconi, riferendosi a Carlo, mi disse: ‘Abbiamo preso un direttore d’orchestra che non conosce la musica’. Aveva ragione. Riportai quel giudizio ad Ancelotti e lui mi domandò: ‘E allora che cosa possiamo fare?’. ‘Bisogna prendere delle lezioni private. Vieni due ore con me e con i ragazzi della Primavera. Ti va?’. ‘Perfetto, quando cominciamo?’. Ecco, questo è Carlo. Era un giocatore affermato, nel giro della Nazionale, e io ero un allenatore alla prima esperienza in Serie A, un Signor Nessuno, eppure lui si mise a mia completa disposizione. E anche grazie, e a quelle lezioni private, cominciammo a vincere“.

Sull’Ancelotti allenatore: “Sta mettendo in mostra doti e qualità che io già ben conoscevo. Il suo rapporto con i giocatori, con i dirigenti e con l’ambiente è straordinario. Ovunque alleni, fa bene: non può essere un caso. E non ho mai sentito un giocatore parlare male di lui. Ciò significa che oltre ad essere un bravo tecnico, è soprattutto un grande uomo. Sa adattarsi alla perfezione al materiale che gli viene messo a disposizione e questa è un’altra caratteristica da sottolineare. Vincere è difficile e farlo in tante squadre lo è ancora di più. Carlo ci è riuscito e questo non è un merito da poco“.

Carlo Ancelotti
Carlo Ancelotti – MilanPress, robe dell’altro diavolo

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