Il Milan sotto sotto ci spera, perché le 26 partite in 100 giorni dal 15 febbraio al 26 maggio in prospettiva tengono conto di 14 turni di campionato, 9 sfide di Europa League e 3 di Coppa Italia. Cosa significherebbe? Arrivare in finale in entrambe le altre due competizioni: non male.
La Gazzetta dello Sport odierna tratta il tema europeo come una “corsa ad ostacoli” che i rossoneri dovranno affrontare dalla metà di febbraio. I precedenti delle ultime tre stagioni, considerando le squadre che hanno fatto più strada in Europa League, sono preoccupanti sotto un certo punto di vista.
Nel 2022/23, la Roma è arrivata in finale eliminando Salisburgo, Real Sociedad, Feyenoord e Bayer Leverkusen: a metà febbraio era terza con Milan e Atalanta, a maggio è finita sesta a -7 dal quarto posto. Nel 2021/22, l’Atalanta è arrivata fino ai quarti: a metà febbraio era quinta a -1 dal quarto posto, a maggio è finita ottava a -11 dal quarto posto. Nel 2020/21, la Roma è arrivata in semifinale: a metà febbraio era quarta a +3 sul quinto posto, a maggio è finita settima a -16 dal quarto posto. Lo stesso Milan, in quella stagione, arrivò fino agli ottavi contro il Manchester United: a metà febbraio era primo a +1 sull’Inter, a maggio è finito secondo a -12.
I fattori di questo calo sono tanti e sicuramente uno di questi è rappresentato dalle ore piccole, scrive la Rosea. Chi partecipa alla seconda competizione europea gioca il giovedì sera e ciò implica un rientro a casa tra giovedì notte e venerdì, con la possibilità di preparare in due giorni scarsi la gara del weekend. Certo, farlo con pochi infortuni al seguito sarebbe fondamentale e permetterebbe a Pioli di far ruotare una squadra che gioco forza verrà spremuta. Il calendario da qui a febbraio può dare una mano dato che spesso si giocherà una volta a settimana. Non saranno permessi passi falsi, perché il vero obiettivo resta il quarto posto in campionato: la proprietà è stata chiara.


