Dopo una giornata come questa che si sta per chiudere col monday night di Bologna, appaiono più evidenti le differenze tra il Milan e le altre big del campionato. Filosofie diverse, approcci diversi, idee diverse.
Sul campo lo si nota per la proposta di gioco, ma anche se non sopratutto per il coinvolgimento di tutti gli elementi della rosa. Certo l’infermeria spesso affollata invita Pioli a chiamar in causa tutti, e pone discontinuità rispetto alle competitor che tendono a privilegiare invece un 11 titolare di riferimento. La Roma è un estremo, tuttavia anche lo stesso Napoli predilige il concetto di titolarissimi.
Anche nella costruzione del roster la strategia differisce. Niente colpi da 40, 60, ne 80 milioni, tanto scouting sui giovani e acquisti più spesso compresi tra i 15 e i 30 milioni di euro. Non c’è una ricetta da seguire perché ogni club ha un suo percorso, ma la visione a livello dirigenziale collima con la parte tecnica e le prestazioni lo dimostrano: sostenibilità finanziaria ma tanti valori da esprimere sul rettangolo verde.
Non ultima poi viene la comunicazione. In settimana hanno fatto notizia gli sfoghi in tribuna di Nedved, criticato altresì durante l’assemblea dei soci, ed anche le rimostranze di Mourinho ieri sera. Al Diavolo è successo certamente di peggio questa stagione, senza che trapelassero isterismi.
La sensazione è che questa volta il Milan sia nel complesso un passettino avanti rispetto alle concorrenti. Non è un titolo e nemmeno una coppa, però ha una sua valenza e la tifoseria, l’ambiente tutto l’ha recepito.