Mattia Caldara sarà prossimo al ritorno al Milan a giugno. Già, perché, come dichiarato dal suo agente, l’Atalanta non eserciterà il diritto di riscatto di 15 milioni concordato a gennaio 2020, mese della cessione del difensore centrale. Sembrava dovesse essere la chiave della rinascita il ritorno a Bergamo per Caldara, invece è stato tutto il contrario. Analizziamo il suo cammino tra Milan e Atalanta.
Caldara, l’esperienza al Milan e la seconda all’Atalanta
Il suo arrivo al Milan è stato preso con entusiasmo dai tifosi. Tutti si ricorderanno la trattativa con la Juventus con dentro Caldara-Higuain-Bonucci, i primi due in rossonero e il terzo in bianconero. Per quanto riguarda l’attaccante argentino sappiamo com’è andata; mentre il difensore classe 94 ha vissuto un anno e mezzo quasi totalmente ai margini. Zero presenze in campionato, una in Europa League e una in Coppa Italia, troppo poco per uno che è stato pagato 35 milioni di euro. Una serie di infortuni hanno compromesso il suo percorso a Milano e la decisione migliore per la società è stata quella di rimandarlo a Bergamo, con la speranza che ritrovasse la strada giusta che lo ha portato ad essere considerato uno dei migliori difensori italiani emergenti. Invece, neanche il ritorno all’Atalanta è stato rose e fiori. Anche qua poche presenze e sempre più ai margini del progetto.
Caldara, nuovo acquisto o futura cessione?
Un punto interrogativo che ci porteremo avanti almeno fino all’inizio dell’estate. Questo perché il Milan attualmente è coperto in difesa e col ritorno di Caldara i centrali di ruolo diventeranno cinque. Con Tomori che probabilmente verrà riscattato, il classe 94 diventerebbe di troppo; infatti l’obiettivo iniziale della dirigenza sembra sia quello di cederlo nuovamente. Nulla però è deciso, perché Pioli vorrà sicuramente vederlo in allenamento per verificare se potrà essere funzionale o meno nella sua idea di gioco. Chi vivrà vedrà.