L’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport analizza il derby di Milano di domani, “calandosi” nei panni di Stefano Pioli e Simone Inzaghi, per analizzare le situazioni tattico-strategiche che i due allenatori potrebbero utilizzare per indirizzare la sfida. Nel passaggio da Antonio Conte a Inzaghi, l’Inter è cambiata, ma non è stata stravolta. Il sistema di gioco è rimasto il 3-5-2, e lo stesso la costruzione dal basso, seppure in maniera meno pronunciata e con minor schiacciamento davanti ad Handanovic. Lasciare il pallino a Brozovic e soci può essere pericoloso, pertanto la Rosea immagina che il Milan infastidisca i manovratori nerazzurri, anche perchè Lukaku non c’è più e dunque il rischio di concedere la profondità al centravanti avversario si è abbassato. Ancora non si sa chi giochi sulla trequarti del Milan tra Brahim Diaz e Krunic, ma chiunque si cali in quel ruolo dovrà applicarsi su “Brozo”: offuscargli le linee di passaggio è una mossa obbligata, per chi vuole venire a capo dell’Inter.
Ibrahimovic e Dzeko non sono più i centravanti che erano a vent’anni né potrebbero esserlo. L’età e l’esperienza, di fatto li hanno trasformati in registi avanzati: tutti e due vengono incontro sulla trequarti per distribuire il gioco, per poi riapparire in area sugli sviluppi dell’azione. Non è semplice marcarli perché conservano strutture fisiche importanti e perché seguirli a uomo nelle loro divagazioni può aprire varchi e buchi. Se parliamo di difensori, il problema è relativo. Kjaer e Tomori possono opporsi a Dzeko; Skriniar, De Vrij e Bastoni sono muniti di centimetri, chili e muscoli per reggere Ibra. Sarà importante disinnescarli quando i due si insinueranno tra le linee, nella terra di nessuno.