In occasione dei 40 anni di Zlatan Ibrahimovic, sulle pagine de La Gazzetta dello Sport si può leggere la lettera di Sinisa Mihajlovic, che con Ibra ha condiviso momenti importanti sia in campo che fuori:
“La prima volta ci siamo presi a testate in campo: insulti e botte fino ad essere espulsi. L’ultima ci siamo ritrovati a cantare insieme, ma sarebbe meglio dire a stonare, sul palco di Sanremo distruggendo il brano “Io vagabondo”. Tra quel 20 aprile 2005 in cui ti venni a cercare nello spogliatoio per menarti senza trovarti, ma pensando “questo ragazzo ha le palle”, e il Festival dello scorso anno, quando mi hai voluto tuo ospite, sono passati 16 anni e tanta vita. Ci siamo dovuti prima scontrare per capire che eravamo fatti della stessa pasta: quella delle persone dure, sicure, ma sempre vere. Nel tempo ho scoperto che l’uomo Ibra vale quanto se non addirittura più del campione. E l’ho capito ancora una volta quando, durante la mia malattia, mi hai chiamato in ospedale e non riuscivi a parlare per la commozione, ma hai detto con un filo di voce: “Sini, per te sono disposto a tutto, chiamami e gioco anche gratis…”. Sai quanto mi sarebbe piaciuto averti in squadra, ma era giusto però che tu tornassi al Milan per chiudere una carriera epica”.