Il Milan che scenderà in campo questa sera, ha la consapevolezza di non poter sbagliare. L’occasione di tornare alle fasi ad eliminazione diretta è troppo ghiotta, e ciò frutterebbe in positivo non solo dal punto economico, ma anche per una questione prettamente legata alla storia del club. L’Italia ha bisogno del ritorno a grandi livelli del Milan, soprattutto per quanto riguarda l’immagine. Due risultati su tre a disposizione, ma l’obiettivo resta vincere e tornare a convincere, dopo la batosta di domenica a Torino. Proprio col Torino, però, Pioli ha messo in campo una squadra versione turnover, che ha sofferto soprattutto nella retroguardia, vista l’assenza di Kjaer. Il centrale danese, risulta l’uomo fondamentale per i rossoneri, capace di mantenere sempre alta la concentrazione e di gestire al meglio il pacchetto difensivo.
I numeri sono dalla sua parte
Quando gioca Kjaer, il Milan passa da una media di 0,2 gol subiti a partita, mentre senza di lui la media sale a 1,3. È facile intuire che con lui in campo è tutto un altro Milan. Anche a livello visivo, i rossoneri si muovono in maniera diversa, e sembrano avere maggiore personalità, guidati da un leader come lui. Proprio una settimana fa, a Zagabria, Gabbia e Kjaer insieme non hanno praticamente mai sofferto la buona tecnica degli avversari, in un campo delicato come quello croato. È automatico pensare che chiunque riesca a dare il meglio con il danese affianco. Lo stesso Gabbia, nel post gara ha detto: “Simon per noi è fondamentale, mi fa crescere e mi aiuta, siamo amici anche fuori dal campo”. Queste sono le caratteristiche che Maldini ha sempre cercato in un calciatore: leadership, personalità e carisma da vendere. Il club ha costruito un Milan da scudetto, partendo dalla difesa, ovvero compattando la squadra e giocando subito in velocità, sia in ripartenza che nella costruzione del gioco. E se l’obiettivo è quello di lottare per le alte posizioni, o magari provare a riconquistare lo scudetto, non si può prescindere da questo.
Dal suo rientro, Pioli lo ha gestito molto, facendolo giocare solo quando lo riteneva opportuno. Ora però, con le numerose assenze, e soprattutto a seguito di una sconfitta così pesante in campionato, Kjaer deve giocare sempre. Il più possibile. Bisogna stringere i denti e sfruttarlo il più possibile, perché anche la prima costruzione della squadra migliora, con lui in campo. Sventagliate, cambi di gioco, molto dipende da lui, e soprattutto, come suona la carica il danese, lo fanno in pochi. Quasi da calciatore vecchio stampo. Arrivato a Milano in sordina, si è rapidamente preso le chiavi della difesa, e per quasi due anni è stato l’inamovibile. Dopo un europeo da protagonista, dopo aver riportato il Milan in Champions, dopo aver superato un grave infortunio, possiamo tranquillamente affermare che: il diavolo non è ancora pronto a rinunciare ad una roccia come Kjaer.