Tenuto praticamente “a catena” fino al momento della fumata bianca, Jashari è stato liberato solo quando l’offerta – vicina alle richieste iniziali del Club Brugge – e la volontà del giocatore stesso hanno spinto tutto verso il Milan. Con quella cifra, l’idea era che potesse già ritagliarsi un posto da titolare con Allegri, ma l’infortunio lo ha tenuto fermo per due mesi e, nel frattempo, Modric e Rabiot (pre infortunio) si sono rivelati imprescindibili.
Jashari scalda i motori
Domani a Solbiate Arno (11.30) si svolgerà un’amichevole con l’Entella per testare la condizione fisica dei reduci dagli infortuni: Pulisic, Jashari. Rabiot continua il suo programma di recupero per farsi trovare al top in vista del derby di fine novembre.
Ma perché tutta questa insistenza su Jashari? Nel calcio moderno, con scouting sempre più serrato, sembra un po’ esagerato. Forse la risposta sta nello stile di Tare, DS abitudinario e fan dei giocatori balcanici, che sa cosa vuole sul mercato.
Dove lo vede Allegri
Il tratto distintivo di Jashari? Dinamismo allo stato puro. 1,81 m per 80 kg, fisico compatto che lo fa sembrare più basso di quanto sia davvero. È un centrocampista sempre in movimento, con un tocco palla non indifferente e presente in tutte le fasi del gioco: impostazione, sviluppo e copertura difensiva. “Lo vedo come un mediano davanti alla difesa o in un centrocampo a due”, queste le parole di Allegri qualche mese fa sulla posizione nell’11 rossonero. Una frase ben chiara che spiega come l’allenatore preferisca uomini più di gamba come mezzali.
Su e giù al Club Brugge
Al Brugge spesso scendeva sulla linea difensiva per creare spazi e permettere al leader tecnico Vanaken di giocare in qualsiasi zona del campo. Allegri non è mai stato un promotore della prima costruzione, ma avere un centrocampista capace di muoversi così bene negli spazi e dare supporto dietro garantirebbe soluzioni per uscire dalla pressione avversaria. In Serie A, dove il pressing uomo contro uomo è costante, la sua capacità di sorprendere e portare palla con conduzioni brevi può fare davvero la differenza.
Serve anche la Dea bendata
La voglia di mettersi in mostra c’è tutta. Dopo la pausa di novembre, sarà il momento di dimostrare che quella spesa estiva non è nemmeno lontanamente paragonabile al “caso De Ketelaere” di qualche anno fa. Pagina da riscrivere per il numero 20 svizzero, forse con meno peso sulle spalle e la dea bendata che giri in suo favore.


