L’allenatore della Reggina e leggenda del Milan Filippo Inzaghi ha parlato a Sky Calcio Club. Ecco cosa ha detto l’ospite di Fabio Caressa.
Sull’esperienza al Milan da allenatore: “Quell’anno è stato fondamentale per capire che potevo fare questo mestiere. Giocavamo un calcio non da Milan, non avevamo la squadra giusta per giocarlo, ma fino a gennaio eravamo nei primi 3 posti. In quella stagione nessun giocatore mi ha mancato di rispetto. Ci sono stato male, il Milan per me è la vita, e sono rimasto deluso pure io. Mi divertivo, e ripartire dalla C mi ha fatto bene. Non mi interessa la categoria, ma l’entusiasmo“.
Sul ruolo dell’attaccante: “In giro ci sono pochi attaccanti. Il problema è generazionale. Immobile a me piace, magari in Nazionale ha fatto fatica, però ha grandi numeri. I miei anni sono stati diversi, io e Vieri facevamo staffetta per giocare“.
Sulle sue ossessioni calcistiche: “Non mi perdo mai la diretta gol della Serie C! Al Milan leggevo la Gazzetta e riuscivo a capire quale squadra era solo leggendo il nome del giocatore. Riesco anche a ricordare le mie vecchie partite solo guardando la foto dell’esultanza! A Milan Channel fecero un gioco sulla mia memoria fotografica. Mi fecero vedere 10 immagini e ne indovinai 9. L’ultima me la ricordai solo dopo perché il gol era di Shevchenko“.
Sulla sua capacità in zona gol: “Io segnavo perché conoscevo bene i miei compagni. Certe cose non le puoi insegnare. Quando feci 30 gol avevo Serginho a un lato e Rui Costa dall’altro, e preferivo giocare da solo. Riuscivo a leggere le azioni ancora prima che succedeva. La natura mi ha dato i tempi di gioco“.
Sulla stagione 2002-2003: “Sheva si fa male e Ancelotti prova l’albero di Natale con me. Con Andriy era difficilissimo lasciare uno dei due fuori. A Manchester non avevamo rigoristi, ed io feci finta di stirarmi per non tirare il rigore. Sono stato fortunato ad avere attorno una squadra incredibile“.
Sul suo ultimo gol in carriera: “Rientravo da un infortunio. Ho fatto gol sotto la curva il mio ultimo tiro. Galliani mi ha aspettato fino al 10 agosto tenendomi la panchina degli Allievi. Forse avrei potuto fare un altro anno all’estero“.
Sul rapporto con suo fratello Simone: “Abbiamo grande passione, mi feci male giocando in mansarda con lui, con delle calzine, ed ero già nelle giovanili del Piacenza. Mi vergognavo a dire alla squadra che mi ero fatto male in casa da solo. Facendo il mestiere dell’allenatore dobbiamo caricarci di lavoro e evitare i commenti negativi, allenando squadre importanti come l’Inter sei pieno di pressioni“.
