«Infortuni? Dobbiamo risolvere il problema in tempi brevi». Non sappiamo esattamente cosa intenda Stefano Pioli per “tempi brevi” ma la risposta dell’allenatore rossonero nel post partita di Salerno, alla domanda sugli ennesimi problemi fisici accusati dai suoi giocatori – stavolta Fikayo Tomori – è forse ancora più sconcertante dell’impressionante numero di infortunati in casa Milan. I tempi brevi di Pioli, sempre più protagonista di conferenze pre e post partita al limite del surreale, sembrano più dilatati del normale visto che da quattro anni non si trova soluzione a quello che probabilmente è il più grande fardello della sua gestione rossonera.
Infortuni Milan, un reparto intero in infermeria
E alla fine non ne rimase più nessuno. Il trentesimo infortunio della stagione 2023-24 – il ventiduesimo muscolare – è anche quello che manda ko un intero reparto. Sembrava impossibile arrivare a tanto e invece nel secondo tempo di Salernitana-Milan i rossoneri si sono ritrovati senza alcun difensore centrale della prima squadra disponibile: l’infortunio di Tomori, ultimo baluardo a cedere, si aggiunge alle indisponibilità di Pellegrino, Kalulu, Thiaw e di Kjaer, fuori a inizio ripresa per problemi indefiniti. Una situazione grottesca, imbarazzante, mai vista a livelli professionistici e forse nemmeno tra i dilettanti.
Infortuni Milan, un problema che si trascina nel tempo
Ma i 21 problemi muscolari di questa stagione sono solo la punta dell’iceberg di un problema enorme che si trascina da molto più tempo. Dalla stagione 2020-21 il numero di infortuni al Milan è incalcolabile e di fronte alla reiterazione della cosa appellarsi alla sfiga sarebbe francamente ridicolo. Qualcosa non va, è evidente. Al Milan si fanno male tutti: giovani e meno giovani, portieri e giocatori di movimento, titolari e riserve, alti e bassi. Spesso chi entra in infermeria a Milanello sembra venire inghiottito in una sorta di buco nero da cui riemerge dopo settimane e settimane di oblio.
Infortuni Milan, la società tace
E in tutto questo, chi paga? Nessuno. Il lassismo della società anche su questo punto è incomprensibile e inaccettabile. Una proprietà che di fronte a uno scempio simile avrebbe il dovere di pretendere delle risposte dallo staff sanitario, dai preparatori atletici e ovviamente dall’allenatore. Invece tutto tace, si continua come se nulla fosse, mentre i calciatori si spaccano con cadenza regolare e si ritrovano ormai sfiduciati e impauriti, consapevoli che da un momento all’altro sarà il loro turno. Come si possa andare avanti così non è dato sapere, eppure a qualcuno sta bene così.