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Giù le mani da Rafa Leao. Anzi, continuate pure…

Il momento difficile del Milan coincide, e non è certo un caso, con le prime critiche e le prime discussioni su Rafael Leao. Dopo le prime tre vittorie consecutive in campionato della squadra, i primi giudizi positivi, una manovra fluida ed un gioco aggressivo e organizzato; è arrivata l’umiliazione nel derby, i problemi in fase difensiva e i primi dubbi sul nuovo Milan. Martedì sera, nell’esordio stagionale in Champions League, la squadra è tornata ad esprimersi alla grande, ha dominato il Newcastle, ma non è stata cinica sottoporta, non è riuscita a segnare nonostante le tante occasioni create e non è riuscita a conquistare una vittoria che sarebbe stata fondamentale. La squadra di Pioli è quindi uscita dal campo con parecchio amaro in bocca, ma a far discutere è stata soprattutto la prestazione di Rafa Leao. L’asso portoghese dopo le buone prestazioni di Bologna e contro il Torino, ha realizzato un gran gol nella vittoria di Roma ed è andato comunque a referto nell’umiliante derby di sabato pomeriggio. Quel che resta impresso di Rafa durante il derby, però, è la reazione stizzita dopo il terzo gol nerazzurro e anche il battibecco finale con Frattesi. Leao ha mostrato insofferenza e un po’ di rabbia verso i suoi compagni che non sono riusciti a tenere il match aperto dopo il suo gol. Poi è arrivata la gara contro il Newcastle, la sua azione nel primo tempo, splendida ma terminata con un tentativo di colpo di tacco goffo lezioso, futile e inutile, invece di un tiro da “spaccare la porta”, ma più in generale un atteggiamento indolente, supponente, lezioso e poco combattivo durante tutto il match.

Leao, la gogna mediatica è sempre pronta

Non è certo la prima volta che vediamo Leao comportarsi in questo modo. il suo modo ciondolante di circolare, a volte pascolare sul terreno di gioco, la sua pigrizia, a volte indisponente, il suo preferire il bello all’utile. Rafa è così, prendere o lasciare. Rafa devasta avversari e partite in questo modo ed è decisivo nell’economia del Milan proprio perché è questo. La classe, il genio, la prepotenza e onnipotenza tecnica non si possono intrappolare troppo in schemi o decisioni semplici che non fanno parte del suo immaginario tecnico. Chi lo conosce bene ed ha imparato ad amarlo in questi quattro anni e più, sa che Leao è migliorato nel corso di questi anni, ma non ha mai cambiato atteggiamento o modo di vivere le partite e stare in campo. Non si tratta di fare step o di crescita, si tratta di un naturale rendersi conto della sua forza e delle sue incredibili doti tecniche. Eppure, c’è ancora chi non l’ha capito. C’è chi nella notte partorisce titoli del tipo: “Bivio Leao. Rafa chi sei: Balo o Mbappé?”. Un titolo a dir poco imbarazzante che sfiora il grottesco se si pensa che a idearlo sia stata il quotidiano sportivo italiano più illustre e più venduto. Ma non sono gli unici. Alla prima partita un po’ sottotono di Leao, soprattutto negli ultimi due anni, da quando Rafa è diventato decisivo ed il vero top player della Serie A, infatti, si scatenano tutti. Stampa sportiva, opinionisti, addetti ai lavori e addirittura tifosi rossoneri. E, così, dai quotidiani sportivi, fino ad arrivare ai social, ecco la cascata di: “Non è decisivo“; “Non diventerà mai un top player a livello mondiale“; “Sopravvalutato“; “Può far bene solo nell’attuale mediocre campionato italiano“; “Vendiamolo e guadagniamo tutti quei soldi“; e tanto, tanto altro ancora. Leao ha risposto sui social con un post molto criptico, ma che sembra voler dire: “Parlate, parlate, scrivete, scrivete, io continuo per la mia strada”.

Leao, le risposte migliori sempre sul campo

Milan-Torino: l'esultanza di Theo Hernandez, Rafael Leao e Christian Pulisic (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)
Milan-Torino: l’esultanza di Theo Hernandez, Rafael Leao e Christian Pulisic (Photo Credit: Agenzia Fotogramma)

Ed è sempre stato effettivamente così. Oltre ad amare i social ed essere sempre molto presenti con post e stories spesso provocatorie e che fanno discutere, infatti, Leao a queste critiche pretestuose, eccessive e senza un reale fondamento logico, ha poi sempre risposto sul campo. Come se da queste critiche ne uscisse sempre più forte, sempre più cattivo, sempre più con la voglia di far vedere tutta la sua classe. Due stagioni fa fu così, trasformando gli ultimi due mesi di campionato in uno show personale fatto di giocate fantasmagoriche, assist e gol decisivi che trascinarono il Milan alla conquista dello Scudetto e lui ad essere eletto MVP dell’intera stagione di Serie A. E, fu così anche l’anno scorso quando, a parte nei mesi di gennaio e febbraio in cui soffrì la collocazione tattica troppo restrittiva che gli disegnò Stefano Pioli nel 352 di quelle settimane, Leao realizzò 15 reti totali in campionato, suo record stagionale e fu la vera e propria luce del Milan, risultando da solo più del 50% del valore totale della squadra e trascinando il Diavolo in semifinale di Champions League con l’azione da fenomeno puro di Napoli. Un’azione che solo in due o tre al Mondo riescono a fare e che Rafa ha nel suo DNA. Eppure, si sbaglia se si pensa che Leao risponde alle critiche, o che le critiche lo rendano più forte. Rafa è semplicemente questo. Indolente per un match intero, a volte anche per più partite consecutive, ma capace di accendersi in un niente con un lampo e fare la differenza. Contro chi vuole e come vuole. Leao è semplicemente così, prendere o lasciare. E noi ti prendiamo e ti prenderemo sempre, Caro Rafa!

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