L’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport analizza la situazione del Milan e di Stefano Pioli, all’indomani dell’eliminazione dalla Coppa Italia, altro obiettivo stagionale sfumato dopo la Champions League e (molto probabilmente) lo Scudetto. Il Diavolo da qualche tempo è al centro di sonore discussioni e tutti parlano del suo allenatore. Stefano Pioli a metà gennaio è scivolato in Europa League, è a -9 dall’Inter in A e fuori dalla Coppa Italia. Un anno fa, alla fine del girone d’andata, tracciava bilanci simili: in corsa in Champions ma ancora più lontano dal Napoli e fuori agli ottavi in Coppa. Bilancio non sufficiente a garantire una conferma per il 2024-25 che sembra sempre più improbabile. La società prenderà la sua decisione più avanti, in primavera, ma è chiaro che nell’ambiente qualcosa si è rotto, afferma la Rosea. E la magia del 2022 è sparita come il “Pioli is on fire”, cancellata dalla colonna sonora.
La Coppa Italia sposta il bilancio più per i tifosi che per la società. I milanisti l’hanno aspettata e caricata di aspettative perché il tabellone invitava a immaginare il Milan in finale, a giocarsi il trofeo: la strada più semplice per tornare a far festa dopo due anni. Nel bilancio sportivo ed economico del club, invece, la Coppa incide molto poco. Non per caso, nel messaggio di auguri di Natale di Gerry Cardinale si trova traccia di tutti i trofei… tranne
uno. I giudizi su Pioli dipenderanno da altro: dai risultati di questa stagione, per ora deludenti, dall’alchimia con la squadra, che regge nonostante qualche basso, dalla fiducia nel futuro. Ora si va avanti, cercando di fare il massimo. L’atmosfera di fine ciclo che si respira intorno al Milan attuale inevitabilmente evolverà partita dopo partita, in positivo o in negativo.
La partita di domenica, ad esempio, è un’occasione perfetta per rigenerare il morale, cancellare il Milan-Roma di un anno fa: Pioli ha vinto quasi sempre il duello con Mourinho, spesso con idee e gioco convincente e resterà l’allenatore dello scudetto, della Champions riconquistata dopo sette anni e vissuta fino in semifinale, anche se quest’anno gli infortuni sono un grande tema. I 33 problemi fisici in sei mesi sono tanti, tantissimi, con responsabilità attribuita a staff e allenatore. Come troppi sono cinque derby persi in un anno solare e gli errori ripetuti: l’incostanza, i gol subiti da palla ferma, il calo nei secondi tempi. Sopra a tutto, però, il Milan in questa stagione non ha avuto il sacro fuoco delle squadre vincenti: quando lo guardi, non sai mai che squadra sarà. Può cambiare ogni tre giorni o tre volte nella stessa partita.