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Ex Milan, Donadoni: “San Siro mette sempre pressione, non bisogna farsi distrarre. De Ketelaere? Anch’io il primo anno faticai”

Intervenuto a StarCasinò Sport in un’intervista di Carlo Pellegatti, l’ex Milan Roberto Donadoni ha raccontato la sua carriera rossonera e gli inizi difficili, paragonandosi un po’ anche a Charles De Ketelaere. Queste le sue parole:

Su come vuole essere ricordato:Non ho un desiderio particolare per essere ricordato come giocatore del Milan. Spero che la gente che tifa Milan abbia potuto godere di quel periodo e di aver contribuito a dare loro soddisfazioni. Rimane una parentesi più o meno lunga di un’attività che era il sogno di ogni ragazzino. Pensare di giocare per il Milan o per la Nazionale era difficile ma quando fai una cosa con passione poi vengono da sé e abbiamo goduto di un bel periodo. Mi auguro che i tifosi abbiano condiviso queste soddisfazioni“.

Su De Ketelaere:Il primo anno è difficile per tutti, lo è stato anche per me. Berlusconi aveva appena acquistato la squadra e voleva fare grandi cambiamenti. La stagione era stata difficile, siamo riusciti a qualificarci in Coppa Uefa allo spareggio con la Sampdoria e in quell’occasione avevano cambiato anche allenatore, da Liedholm a Capello. Io ne sono uscito avendo la certezza che le qualità prima o poi vengono fuori. Non bisogna farsi distrarre, è chiaro che San Siro, la gente, il pubblico, mette pressione e se caratterialmente non hai questa forza di volontà diventa difficile. Mi è capitato negli anni di vedere situazioni di giocatori cha altrove avevano fatto bene ma a San Siro facevano fatica, ho visto anche qualcuno piangere. Però è la nostra professione, bisogna avere carattere e forza di volontà e De Ketelaere penso che abbia tutti i mezzi per poterlo fare“.

Su una delle sue migliori partite:Milan-Malines è stata una partita importante, ricordo ancora le sensazioni che provavo a Milanello prima del match. Quando senti quell’atmosfera sai che non puoi sbagliare e così è stato. Mi hanno un po’ maltrattato durante quella partita, mi hanno anche sputato, una cosa che non potevo accettare, ho avuto una reazione esagerata che poi mi ha costretto a saltare la finale e quella è stata una beffa. Nel Milan però non era difficile fare bene e dimostrare il tuo valore perché avevi dei compagni che ti aiutavano“.

Sulla fine del ciclo di Sacchi:A me non sfiorava neanche il pensiero che fosse finito un ciclo, sono quelle frasi che senti ma quando hai coscienza di quello che puoi fare ancora non può essere che stimolante. Diventa una competizione nella competizione e questo ci ha permesso di continuare a vincere e ottenere prestazioni di livello contro avversari veramente forti per cui anche il fatto stesso di misurarti con avversari di un certo tipo ti dava la possibilità di crescere ulteriormente, di non accontentarti mai. Dal martedì in poi anche tra di noi c’erano delle sfide nelle partitelle di fine allenamento, anche quelle finivano 1-0, 2-1, nessuno voleva perdere e questo ce lo siamo portati dietro sempre. Non è stato difficile fare mio il gioco di Arrigo Sacchi. Sin da ragazzino, non ho mai pensato che gli altri fossero un contorno per qualcosa che dovevo raggiungere io. Anzi, con loro questa mentalità con Sacchi e Capello si è rafforzata“.

Paragone con Kvaratskhelia e Leao: “Non amo fare paragoni perché ognuno dev’essere identificato per le proprie doti e qualità. È chiaro che se si parla Kvara e Leao, forse il georgiani mi assomiglia un po’ di più perché anche nella fase difensiva aiuta. Il portoghese è più estroverso. Quando si accende è imprendibile però ha più discontinuità. In ogni caso, è bene he ognuno rimanga sé stesso“.

Sul calcio attuale: “Il calcio è una passione quindi mi diverte sempre vedere le partite ed i cambiamenti che avvengono nel corso degli anni. Ci sono sfide che tuttora entusiasmano. L’importante è rendersi conto che qualsiasi cosa si faccia, ed in questo contesto parlo da allenatore, la discriminante sia la capacità di valorizzare il materiale umano che si ha a disposizione. Quindi saper estrapolare dal punto di vista umano e caratteriale il meglio dal giocatore che si ha di fronte”.

Roberto Donadoni - MilanPress, robe dell'altro diavolo
Roberto Donadoni – MilanPress, robe dell’altro diavolo

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