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MP ESCLUSIVO – Matteo Orfini: “La Roma scudettata e il bacio alla Coppa Campioni: così sono diventato milanista. In Parlamento litighiamo, ma poi ci abbracciamo per le vittorie rossonere. Il mio amore calcistico è stato…”

Presidente del Partito Democratico per cinque anni, segretario ad interim dello stesso per qualche mese nel 2017, attualmente è deputato alla Camera. Matteo Orfini, oltre che un politico, è anche un grandissimo tifoso del Milan, tanto da essere uno dei “padri fondatori” del Milan Club Parlamento. MilanPress.it ha intervistato in esclusiva Orfini, che ringraziamo per la squisita disponibilità mostrata, e con il quale abbiamo parlato a 360° della sua fede rossonera.

– Deputato Orfini, come nasce – da romano – la sua passione per il Milan? È una questione di famiglia o è legata a qualche evento particolare della sua giovinezza?

La mia mamma è di Milano, in quel periodo il Milan era in Serie B, la Roma invece vinceva lo scudetto: avevo 8 anni, scelsi di tifare per i più deboli. Diciamo che fu una delle mie prime scelte di sinistra“.

– Qual è il suo ricordo personale più bello legato al Milan? Ed il più triste?

Ero a Barcellona per la finale di Coppa Campioni, Milan-Steaua. Ricordo la città spagnola invasa dai nostri colori, lo stadio pieno di milanisti e una partita perfetta. Per di più, per una serie di circostanze legate al lavoro di mio padre, ebbi la fortuna di tornare dopo il trionfo con lo stesso volo della squadra. L’aereo si fermò a Milano per far scendere la squadra e poi proseguì per Roma. Come sempre in questi casi scesero prima tutti i passeggeri ma non i giocatori che dovevano uscire per ultimi con la coppa, attesi dai tifosi. Quindi rimasi sull’aereo per qualche minuto praticamente solo insieme a loro. Ero un ragazzino e fu bellissimo: mi fecero persino baciare la Coppa. Il ricordo più brutto? Una parola che faccio ancora fatica a pronunciare: Istanbul“.

– Il suo giocatore preferito della storia rossonera?

Beh ovviamente sono moltissimi i campioni indimenticabili: Baresi, Van Basten, Kakà, Maldini. Però ho sempre provato un grandissimo amore calcistico per Billy Costacurta, uno dei difensori più forti e intelligenti della storia recente del calcio italiano. Forse poco appariscente e per questo spesso sottovalutato. Una volta di lui Zaccheroni disse che sembrava sempre aspettare l’attaccante, anche il più temuto dei campioni, con la tranquillità di uno che sta bevendo un caffè o fumando la sigaretta. E poi usciva sempre palla al piede. Tante delle nostre vittorie portano il segno di quella tranquillità trasmessa alla squadra“.

– Nel 2019 fu uno dei fondatori del Milan Club Parlamento, composto da esponenti di tutte le correnti politiche: si può dire che ciò che la politica divide, il Milan unisce?

Beh in un certo senso sì: ci siamo ritrovati spesso ad abbracciarci per una vittoria con parlamentari con i quali nell’aula ci scontriamo duramente sulla politica. E poi bisogna riconoscere che da quando abbiamo rifondato il Milan Club le cose per la squadra hanno cominciato ad andare meglio…diciamo che almeno abbiamo portato fortuna“.

– Da quasi un lustro, il Milan è nelle mani di un fondo americano: che idea si è fatto su questo tipo di proprietà straniere? Le piace il modo in cui gli americani hanno gestito e stanno gestendo in questi anni il club rossonero?

Inizialmente avevo molte perplessità sulla gestione da parte di un fondo. Siamo abituati in Italia a proprietà molto presenti e con un certo protagonismo. Però a posteriori bisogna riconoscere che i successi sono nati anche dall’aver avuto il coraggio di perseguire una strada nuova. Bilanci in ordine, investimenti mirati, niente aste coi procuratori, orgoglio della propria storia: nessun giocatore è indispensabile, indossare la nostra maglia è un privilegio. Chi non lo capisce può andare altrove. Le difficoltà che stanno avendo altre società in questi mesi dimostrano che la strada che abbiamo imboccato è quella giusta“.

– La costruzione di uno nuovo stadio di proprietà vede Milan e Inter combattere da anni con le lungaggini della burocrazia: non crede sia giunto il momento che le istituzioni facciano qualcosa di realmente concreto per favorire investimenti di questo tipo, ormai indispensabili nel calcio moderno?

Non è mai facile l’iter di costruzione di un nuovo stadio; anche a Roma la questione si trascina da anni tra mille difficoltà. Però se si vuole mettere le società in condizione di competere in Europa a pari condizioni, il tema degli stadi è fondamentale“.

– Dove ha visto e come ha vissuto la partita-scudetto contro il Sassuolo dello scorso maggio?

A casa di mio padre. Ovviamente insieme a mia figlia (10 anni, grandissima milanista). Sono contento soprattutto per lei che si è goduta finalmente il primo trionfo. Essere milanisti a Roma non è sempre semplice…“.

– Maldini-Pioli-Ibrahimovic: metta in ordine (e motivi la scelta) questi tre per l’importanza che hanno avuto nella rinascita del Milan e nel suo ritorno ai vertici del calcio italiano

Prima di tutto Ibra. Il suo arrivo ha cambiato tutto. Non avevamo un campione di quel livello da troppo tempo…con tutto l’affetto e la stima: un conto è avere Suso come punto di riferimento, un conto è Ibra. Ha dato personalità, sfrontatezza, ambizione a un ambiente di giovanissimi. Ed è diventato anche un parafulmine nei momenti difficili. Oltre ad essere ancora decisivo in campo, nonostante età e acciacchi.

Poi Pioli: un allenatore fantastico e moderno. Ha saputo aspettare giocatori che non rendevano, ha saputo imparare dai propri errori correggendoli, ha coinvolto nel progetto ogni singolo giocatore. La grandezza di un allenatore lo vedi anche da questo: saper sfruttare tutta la rosa. Abbiamo vinto uno scudetto con Krunic titolare nelle partite decisive, abbiamo retto in momenti difficili con un esordiente  – Gabbia – in un ruolo delicatissimo. Tutti hanno dato un contributo fondamentale. E’ segno di grande tranquillità e fiducia di un gruppo che ha preso consapevolezza della propria forza.

E infine Maldini: anche lui è cresciuto col tempo ed oggi nel suo ruolo è uno dei migliori d’Europa. capisce i giocatori, ne sa vedere le potenzialità, sa parlare con loro e li sa coinvolgere nel progetto. E’ una leggenda, e questo sicuramente aiuta. Ma non è solo un simbolo, è un ottimo dirigente. E poi quando lo inquadrano allo stadio lo vedi dalla faccia che è uno di noi: anche se prova a nasconderlo in ossequio al ruolo… soffre come noi, si esalta come noi“.

– Crede nella rimonta Scudetto sul Napoli? E che strada può fare il Milan in Champions?

Sono un tifoso e quindi ci credo. Il Napoli è molto forte quest’anno, ma dopo la pausa per i mondiali comincia un altro campionato. Vedremo chi sarà stato più bravo a gestire una pausa così lunga e anomala. La Champions è casa nostra, esserci tornati è fondamentale. La squadra è giovane e deve abituarsi ai ritmi e alla qualità europea. Penso che in questo i ragazzi che sono stati protagonisti ai mondiali torneranno con più consapevolezza e sapranno trascinare la squadra. E poi abbiamo un grande combattente perfetto per quel tipo di partite: Sandro Tonali, il capitano del futuro“.

– Un’ultima domanda, deputato Orfini: a quale calciatore del Milan paragonerebbe il premier Giorgia Meloni?

Conosco Giorgia Meloni da tanti anni, è romana come me e siamo più o meno della stessa generazione. Facciamo politica sin da ragazzi e sappiamo cosa significhi la militanza. Abbiamo idee diversissime in politica e direi anche sul calcio: quindi rispondo “il Milan ai milanisti”. Non potrei mai paragonare uno dei nostri ragazzi a una tifosa della Roma“.

Matteo Orfini
Il deputato Matteo Orfini

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