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SOLO A MP – Primavera, Oddi: “Non ho saputo resistere al Milan. Devo molto a Giunti, Sala e Brescianini i miei esempi. E quella volta in cui Ibra…”

Dopo aver conquistato matematicamente sul campo l’accesso in Primavera 1, la squadra di Federico Giunti si è fermata come tutte le altre a causa dell’emergenza Covid-19. Tra i protagonisti di questa stagione trionfale c’è certamente Riccardo Oddi, terzino sinistro classe 2002 prelevato dal Parma quattro anni fa e salito in gruppo con il tecnico perugino lo scorso settembre. L’esterno si è raccontato un po’ in esclusiva ai microfoni di MilanPress.it, cominciando dalla sua attuale esperienza con la maglia rossonera fino ai suoi passatempi in questo periodo di quarantena, passando anche per il rapporto con il mister, i compagni e gli idoli della prima squadra.

Come sta la spalla? (Si è infortunato proprio nell’ultima gara disputata prima dello stop).
“Sto bene. La spalla è guarita e sto facendo potenziamento. È stata una bella botta ma alla fin fine nel male mi è andata anche bene”.

Come stanno procedendo gli allenamenti in questo periodo di quarantena?
“Io sono seguito da un fisioterapista del Milan che mi segue qui a Parma, mi trovo bene. So che la squadra sta facendo dei meeting in videochiamata in gruppi da otto e so che si trovano tutti bene”.

Quando hai cominciato a giocare? E hai sempre ricoperto il ruolo di terzino?
“Ho iniziato a giocare a 5 anni e copiavo molto mio fratello, volevo imitarlo a tutti i costi. Quelli della mia età purtroppo non c’erano, quindi sono sempre stato obbligato a giocare con quelli più grandi di me di uno o due anni. Ho sempre fatto il difensore, mi è sempre piaciuto difendere. Facevo il centrale quando non giocavamo ancora a undici, poi quando siamo passati a undici sono diventato esterno”.

Cosa hai provato quando hai ricevuto la chiamata del Milan?
“Il mio cuore è diviso un po’ a metà: io sono milanista da quando ero bambino, ma vivendo a Parma tifo anche per la squadra della mia città. Quando mi ha chiamato il Milan io stavo vivendo il fallimento della mia ex squadra, il Parma appunto. Mi ricordo che mi avevano cercato altre squadre ma io da milanista non ho saputo resistere e ho scelto la maglia rossonera”.

Un campionato vinto con largo anticipo, tu grande protagonista: come definiresti questa stagione?
“Se devo trovare un aggettivo per la mia stagione direi ‘soddisfacente’. Sono grato a mister Giunti perché mi ha dato fiducia e io credo di aver dimostrato di poterci stare in questa squadra. La squadra poi è forte. Se devo commentare la stagione della squadra direi che sono molto contento perché abbiamo vinto il campionato senza nessuna sconfitta, sono molto orgoglioso”.

Siete all’altezza delle big di Primavera 1?
“Per me assolutamente sì. Sia dal punto di vista dei singoli, sia dal punto di vista del gruppo, caratteriale. Noi quest’anno abbiamo messo tutta la nostra forza per vincere il campionato, ci siamo posti un obiettivo e lo abbiamo raggiunto senza problemi. Uniti, da squadra. Quindi io sono sicuro che l’anno prossimo ci ritaglieremo un bellissimo posto in Primavera 1, ponendoci nuovi obiettivi che raggiungeremo tutti insieme”.

Qual è il tuo rapporto con mister Giunti? E da chi tra i tuoi compagni trai ispirazione?
“Come ho detto prima, devo molto a mister Giunti. Mi sono trovato benissimo dal primo giorno, sia come persona che come tecnico. In campo è un mister davvero bravo e lo dico non solo perché è il mio allenatore. Appena facciamo un piccolo errore, lui viene lì a spiegarci e a romperci le scatole per non farcelo ripetere. Fuori dal campo è una persona fantastica e altruista, anche in questi giorni di quarantena ci sta chiamando per sapere come stiamo, se la famiglia sta bene. Mi ha aiutato quando avevo bisogno. Tra i compagni ho sempre ammirato Sala e Brescianini. Sala per la voglia che ha di dare sempre il massimo per la squadra, lui per la squadra lui darebbe tutto. Lo stesso vale per Brescianini. Lui è uno che non parla molto, ma quando parla è un ragazzo simpaticissimo ed è il giocatore giusto per fare il capitano”.

I terzini della Primavera rossonera nell’ultimo decennio hanno trovato grande spazio in prima squadra: che sia anche il tuo destino? E qual è il tuo sogno?
“Io sinceramente lo spero, è un po’ il sogno di tutti. Io do sempre il massimo, in allenamento e in partita, anche per questo obiettivo. Il mio sogno più grande è poter giocare o addirittura vincere il Mondiale con la Nazionale”.

Quali sono i tuoi pregi e le cose che puoi ancora migliorare? E in chi ti rivedi?
“Spero di non essere troppo esagerato, mi rivedo in Theo. Siamo due terzini di spinta con una grande corsa. Ovviamente io devo crescere ancora molto per arrivare al suo livello e devo migliorare anche in fase difensiva”
.

Chi ti ha colpito di più dei “grandi” quando hai avuto modo di allenarti in prima squadra?
“Castillejo. Per le sue doti tecniche, per l’agilità e per la capacità nel tiro. Ma soprattutto per l’umiltà, parla sempre con noi della Primavera, ci viene a salutare. Lo stesso devo dire di Caldara, prima che andasse via. Mi ha aiutato molto dandomi consigli da difensore, anche lui è un ragazzo molto umile. Una volta allenandomi su, sbagliai una cosa e Ibra mi prese da parte per darmi un consiglio. Essendo il mio idolo io non riuscivo nemmeno a parlare dall’emozione. Avevo sbagliato una lettura contro Castillejo e lui mi consigliò di aspettarlo anziché uscire in anticipo. E poi sui cross, dicendomi di guardare in mezzo gli attaccanti perché lui è uno che fa movimento all’ultimo”.

Quali sono altre tue passioni? E cosa fai in questi giorni di quarantena?
“Sono appassionato di motori, sin da bambino seguo molto la F1 e l’atletica. Sono un fan di Bolt, quando si è ritirato per me è stato un duro colpo. In questi giorni mi alleno, gioco alla Play e faccio videochiamate. Quella con Sala è un appuntamento fisso tutte le sere”.

Nel futuro più prossimo: più professionista o più padre di famiglia?
“Ho avuto l’occasione di innamorarmi e devo dire che all’amore non si comanda. Il mio sogno è sì quello di metter su famiglia, però magari non subito. Ho sentito un’intervista di un giocatore del Tottenham che diceva di voler aspettare i 30 anni prima di farlo, così da potersi concentrare esclusivamente sul calcio. Ecco, anch’io la penso così”.

Come ti approcci alla gara? E hai qualche rito imprescindibile?
“Allora quando sono al mio posto e l’arbitro sta per fischiare, l’emozione c’è sempre, Il calcio è così. Devo dire che col passare degli anni però la pressione e la paura di sbagliare diminuiscono, la vivo abbastanza bene. Riti ne ho: devo avere sempre due polsini, che faccia caldo o freddo. E poi faccio due saltelli quando sto entrando in campo”.

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