Un errore imperdonabile. Si è cercato di riassumere così il fischio di Marco Serra che ieri sera ha – di fatto – annullato un gol regolare a Messias. È successo di tutto. Milan-Spezia passerà alla storia come una partita vinta al 92′ e persa al 96′. Quei quattro minuti però non hanno portato una clamorosa rimonta come ce ne ricordiamo parecchie, bensì un colpo di scena degno dei migliori thriller. E il protagonista, ahinoi, è stato l’arbitro. Se abbiamo provato a spiegare il tutto dal punto di vista dello stile e dell’aplomb, adesso il focus si sposta sul farsi sentire e sul cercare di riconquistare l’appeal perduto – perché no, anche – con le maniere forti.
Milan, perché non provare a farsi sentire?
Sì, perché farsi sentire non è sempre sinonimo di maleducazione. Il Milan – specie quest’anno – ne ha subite troppe. E non è un piangersi addosso. Il club, visti i tanti precedenti, non sarebbe preso per pazzo se provasse a far chiarezza e chiedere spiegazioni.
Spesso infatti qualcosa va storto, come dichiarato da Pioli stesso a fine partita. “Ho provato a calmare i giocatori ma non ci sono riuscito, sappiamo di aver subito un torto. Le responsabilità sono nostre, ma chiaramente anche la direzione arbitrale ha inciso. È stata una serata storta“, proprio quello Stefano Pioli che fa sempre mea culpa e non parla mai degli arbitri. Uno Stefano Pioli così non si vedeva dal post Atletico, altra partita in cui l’arbitro ci ha messo del suo ed il Milan è stato pesantemente penalizzato.
E allora perché non alzare la voce dopo l’ennesimo torto subito? Certo, sbagliare è umano, è successo, succede e succederà. A tutti. Ma due indizi spesso fanno una prova. Le lacrime dell’arbitro a fine partita testimoniano come si sia reso conto dell’abbaglio preso. Le scuse dell’AIA lo certificano ancora di più.
Scuse accettate, proviamo ad andare avanti. Chiedere scusa in fondo è un gesto nobile e si accetta sempre, ma i tre punti al Milan chi glieli ridà? L’ulteriore terreno perso nei confronti dell’Inter pesa, il distacco adesso – virtualmente – è di 5 punti. Perché sì, se ci fosse un campionato dell’educazione e dell’aplomb probabilmente lo vincerebbero i rossoneri, ma quello di Serie A – almeno per il momento – è un’altra cosa.