Hakan Calhanoglu cambia agente e chiede il rinnovo di un contratto che lo lega al Milan attualmente fino a Giugno 2021. Un contratto che attualmente gli permette di percepire 2.5 milioni di euro all’anno e che sarà oggetto di dibattito nei prossimi mesi tra i suoi nuovi agenti e la società rossonera. Il centrocampista offensivo turco resta, e probabilmente resterà, uno dei pochissimi superstiti della faraonica campagna acquisti “cinese” condotta da Massimiliano Mirabelli e Marco Fassone nell’estate del 2017. Una più che probabile riconferma che Calhanoglu si è meritato negli anni e nelle tre stagioni disputate in rossonero fin qui. Probabilmente non un fenomeno, non un calciatore che faccia spesso la differenza, non un imprescindibile, ma un elemento utile, prezioso che grazie alla sua duttilità tattica ed alla sua umiltà si è guadagnato la stima e la fiducia di tutti gli allenatori che si sono susseguiti alla guida del Milan in questi ultimi anni.

Da Vincenzo Montella a Gennaro Gattuso, passando per la breve parentesi Marco Giampaolo, fino ad arrivare a Stefano Pioli. Sono cambiati gli allenatori, moduli e i compagni, ma il numero dieci del Milan è sempre stato un titolare pressoché inamovibile della squadra. Sono cambiati soprattutto i suoi ruoli e i compiti da svolgere in campo che man mano gli venivano richiesti. Esterno alto di un attacco a tre, mezzala di centrocampo, addirittura regista davanti alla difesa, e trequartista dietro alla o alle punte. Quest’ultimo in realtà sarebbe anche il suo ruolo originario e quello in cui ha quasi sempre giocato nel suo passato tedesco, tra Bayer Leverkusen e Amburgo. Ruolo molto più consono alle sue caratteristiche, al suo numero di maglia e alle sue capacità balistiche, ma ruolo che ha potuto ricoprire davvero in rossonero solo nell’ultimo mese prima dello stop, quando Pioli è passato al 4-4-1-1 e ha piazzato Calhanoglu alle spalle di Zlatan Ibrahimovic. Un ruolo che lo ha sgravato in parte di molti compiti difensivi e di sacrificio ed in cui il turco ha fatto intravedere cose assai pregevoli.

La continuità, purtroppo, non è mai stata la dote principale del trequartista rossonero e, anche in quest’ultima fase, così come nelle precedenti due stagioni e mezzo milaniste, le sue prestazioni sono state caratterizzate da numerosi alti e bassi. Proprio quest’altalena di qualità e di incisività in campo è il limite principale di Calhanoglu, probabilmente il limite che non gli permette di essere e di diventare qualcosa di più che un buon giocatore. Il presente per lui parla senz’altro di un ruolo da titolare indiscusso nell’attuale Milan, ma anche in un progetto che punta ad una crescita sostanziale di risultati ed obiettivi, il turco potrebbe essere prezioso per dedizione, sacrificio, umiltà ed attaccamento alla maglia. Il suo sapersi adeguare in tutte le posizioni del centrocampo e della trequarti, poi, lo rende assai utile soprattutto per quelli che sono i canoni del calcio moderno e per questo potrebbe risultare un’alternativa di lusso nel Milan che verrà.