Mentre l’inchiesta “Doppia Curva” va avanti, i colleghi di Tuttospost, sulle pagine del quotidiano in edicola quest’oggi, hanno intervistato l’avvocato Flavia Tortorella, esperta di diritto sportivo, per presentare i possibili scenari della vicenda nei confronti di Milan e Inter e dei loro tesserati. Queste le parole di Tortorella: “Difficile attualmente valutare i margini per una penalizzazione in classifica. E ciò a meno che non si dimostri la sussistenza di rapporti, significativi e continuativi, fra club e tesserati con gli ultras, ovvero un cortocircuito nei modelli di prevenzione e controllo. Come noto la gravità degli illeciti contestati determina la penalizzazione“.
Tortorella prosegue: “Obiettivamente, davanti a un pubblico ministero che dichiara pubblicamente che le due società milanesi in questa vicenda sono parte lesa, sentirei di propendere per l’ipotesi di una sanzione non così afflittiva come lo sarebbe una penalizzazione in classifica. Non conosco gli atti, mi baso su quanto appreso dagli organi di stampa e su quanto dichiarato dal pm di Milano. Sulla base di questo limitato scenario mi sento di escludere una responsabilità penale dei club. Ovviamente nell’ordinamento sportivo il club danneggiato non usufruisce però di una assoluta impermeabilità. Il fatto che possa essere qualificato come danneggiato in sede penale non esclude a priori l’accertamento di responsabilità disciplinare, quella che una volta veniva definita “oggettiva”“.
Ancora Tortorella: “Oggi questo termine è stato depennato dal codice, ma continua a operare in concreto; pertanto i club sono chiamati a rispondere delle condotte poste in essere dalle persone fisiche, siano esse legate a loro da un rapporto di tesseramento o da un rapporto di diversa natura, ma che abbia rilevanza per l’ordinamento sportivo. Astrattamente nel momento in cui si dovesse pervenire a un addebito di responsabilità nei confronti di persone fisiche che vantino un rapporto di qualsivoglia natura con gli ultras, siano esse dirigenti, tecnici o semplici tesserati, comunque i club sarebbero chiamati a provare l’assenza di responsabilità“.
Tortorella continua: “Eloquente quanto affermato sul punto dal ministro Abodi, laddove ha richiamato il principio a mente del quale la Giustizia sportiva deve fare il suo corso, essendo il nostro campo di indagine differente rispetto al campo di indagine di un pm o di un giudice penale. Rispetto al passato la violazione dei doveri di lealtà e rettitudine viene contestato anche in via autonoma. Difficile sostenere che la violazione di un preciso dovere imposto dal codice di giustizia sportiva non integri anche la violazione dei principi di lealtà, correttezza e probità. Persino nell’integrazione degli illeciti tipizzati dal Codice si registra la contestazione della triade dei doveri cui ogni soggetto all’ordinamento sportivo risulta sottoposto“.
Tortorella spiega: “Da addetta ai lavori, mi aspetto che, laddove la Procura Federale ritenesse integrata una fattispecie di illecito, tanto da contestare la violazione dell’articolo 25, contesti anche la violazione dell’art.4. Senza entrare nello specifico, coloro i quali hanno ammesso contatti diretti con le tifoserie, sono coloro che dovranno giustificare maggiormente questi contatti alla luce della normativa vigente. E poi c’è un ulteriore tema di indagine: l’eventuale estorsione che imporrebbe l’obbligo di denunzia anche agli organi inquirenti sportivi. La ricostruzione del fatto storico è fondamentale per capire la tipologia di rapporto e di contatto. Un conto è essere chiamati, magari da un numero che non si conosce, un conto è fare in prima persona la telefonata“.
Tortorella conclude: “Squalifiche importanti? Dipenderà dalla gravità delle singole condotte. Se sono stata vittima di un’estorsione, quanta responsabilità posso avere rispetto a quello che ho fatto? Diverso se non vi sia prova della paventata estorsione. Se la Procura federale dovesse ritenere che i club siano dei soggetti danneggiati e incolpevoli potrebbe in ipotesi propendere anche per l’archiviazione. Ma come ho già detto, la verifica di una “responsabilità sportiva” corre su binari distinti rispetto a quella penale, così da non poter escludere scenari sanzionatori più o meno gravi“.