HomeIn evidenzaDida inserito nella top 11 degli incompiuti. Cos'è, uno scherzo?

Dida inserito nella top 11 degli incompiuti. Cos’è, uno scherzo?

Può una top 11 degli incompiuti scatenare polemiche e mettere in disaccordo una platea di pubblico molto ampia? Sì, se al suo interno alla voce “portiere titolare” c’è il nome di Nelson Dida. L’articolo è apparso poco dopo le 13 sulle pagine del “Corriere.it” e dava spazio ad una speciale classifica in cui venivano individuati undici calciatori rigorosamente divisi per ruolo e messi in campo con un ipotetico 4-4-2. Questa “formazione tipo”, composta da giocatori ancora in attività o che hanno smesso nell’ultimo decennio, è stata realizzata secondo il criterio di individuare, ruolo per ruolo, potenziali campioni che hanno reso meno di quanto potevano, chi per infortuni gravi, chi per scelte di carriera sbagliate e chi per colpa di comportamenti poco consoni alla professione. E così, insieme ai vari Mario Balotelli, Adriano, Ricardo Quaresma, Hatem Ben Arfa, Roysten Drenthe e l’ex milanista Adel Taarabt, solo per citare i più illustri, ecco spuntare il nome dell’ex portiere rossonero.

Se si dà un’occhiata all’undici titolare, tra giocatori che comunque sono riusciti ad alzare parecchi trofei ed altri che non ne hanno mai intravisto uno nemmeno per sbaglio, c’è però un filo conduttore abbastanza univoco: nessuno di loro è riuscito ad imporsi con continuità a livelli alti, in una stessa società o in club diversi poco conta, totalizzando centinaia e centinaia di presenza agli stessi livelli. Già, nessuno tranne uno. Se solo si dà una rapida occhiata alla carriera di Nelson Dida, infatti, si vede che il brasiliano ha collezionato 302 presenze in partite ufficiali con la maglia del Milan e ben 90 con quella della sua Nazionale, il Brasile (e non una qualsiasi). Numeri che lo pongono al tredicesimo posto assoluto tra i più presenti con la maglia verdeoro e al secondo posto come presenze tra i portieri dell’intera storia rossonera, dietro solo a Sebastiano Rossi. Numeri che non lasciano il tempo che trovano anche perché queste presenze sono state collezionate in periodi d’oro delle rispettive squadre. Con il Brasile, infatti, Dida ha vinto un Mondiale (anche se da secondo), una Coppa America e due Confederation Cup. Con il Milan, invece, è stato protagonista nelle vittorie di due Champions League, due Supercoppe Europee, un Mondiale per club, uno Scudetto, una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana.

Una carriera piena di successi, quindi, fin troppi per essere considerato un incompiuto. Vero è che le sue prestazioni non sono state sempre impeccabili, ha avuto un rendimento altalenante e in alcune stagioni non è stato il massimo dell’affidabilità, ma è vero anche che in altri scorci di carriera è stato semplicemente straordinario, tanto da sembrare quasi imbattibile. Il 19 settembre 2000 macchiò il suo esordio assoluto al Milan con una papera colossale in Champions League contro il Leeds, poi, dopo i mesi di squalifica per il coinvolgimento nell’affare dei passaporti falsi, fu mandato in prestito per una stagione al Corinthians. Nell’estate del 2002 fece ritorno al Milan per non lasciarlo più fino al 2010. Entrò al posto dell’infortunato Abbiati nel secondo tempo del ritorno del terzo turno preliminare contro lo Slogan Liberec e convinse così tanto che Carlo Ancelotti non lo tolse più. Da lì, e per almeno due anni e mezzo, è stato superbo, offrendo prestazioni super, garantendo la giusta sicurezza e rendendosi protagonista di parate a dir poco eccezionali. Almeno fino ad Aprile del 2005 quando, nel secondo tempo di un derby di Champions contro l’Inter in cui stava parando qualsiasi cosa gli capitasse a tiro, fu colpito da un petardo. Un episodio che forse gli ha tolto un po’ di sicurezze e che lo ha portato ad una lenta parabola discendente. Tra alti e bassi e periodi in cui gli sono stati preferiti i vari Kalac, Abbiati e Storari, Dida ha comunque vinto da titolare un’altra Champions ed è stato il numero uno indiscusso dei rossoneri. Ecco perché, magari non sarà stato il miglior portiere della storia, ma incompiuto no, proprio no.

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