Le dichiarazioni al termine di una vittoria, in questo caso, sanno di sconfitta. La conferenza stampa di Paulo Fonseca dopo il successo contro la Stella Rossa in Champions League è stata dolorosa da ascoltare e da leggere, e i commenti ai microfoni delle varie TV ribadiscono come il tecnico si sia sentito preso in giro dalla squadra nonostante il lavoro svolto insieme da mesi. E non c’è niente di più debilitante a pochi giorni da un anniversario storico per il Club.
“Non sono arrabbiato, ma triste. Perché quello che mi piacerebbe vedere nella squadra qualcosa che non ho visto. Io mai mi fermerò. Io ho la coscienza tranquilla. Se ci sarà bisogno di portare i ragazzi della Primavera o del Milan Futuro, lo farò. Senza problemi“. Parole che riportano alla mente le panchine di Rafael Leao, considerate dapprima punitive ma ora oggetto di vanto del portoghese per via della maturazione mentale e atletica del numero 10.
E allora ci si chiede: ma non è che il Mister stia usando questi commenti per riportare in auge qualcuno che, secondo l’opinione pubblica, non sta rendendo come dovrebbe? Non è che si tratta di un metodo psicologicamente divisivo per portare acqua al suo mulino e far dire: “Eh, ma Fonseca ha avuto ragione su Rafa“? Il fine giustifica i mezzi, ma occhio a non spaccare ancora di più uno spogliatoio disunito in questo momento attuale.
E allora, se si tratta di questo, aspettiamoci qualche cambiamento nelle gerarchie. Attenzione alle riserve già a partire dalla gara contro il Genoa. Perché l’allenatore ha deciso di puntare (a parole, teoricamente) pure su ragazzi che a malapena conoscono il professionismo pur di mostrare come il Milan si debba amare attraverso la maglia sudata, qualcosa che a questo punto sta diventando una rarità. E se ne accorge chi, secondo la tradizione del ruolo, dovrebbe difendere a spada tratta i suoi giocatori. Non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire.