Carlo Cracco, personaggio televisivo e famosissimo chef, è un grande tifoso del Milan. In occasione del derby di sabato è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport: ecco le sue parole più interessanti.
La prima volta a San Siro: “Fu un battesimo del fuoco, la mia prima partita fu la semifinale di Champions del 2003 contro l’Inter. Un match poco spettacolare ma pieno di tensione: mi fece capire il significato della parola derby“.
Il derby di Milano è unico: “Ogni città crede di avere il derby più bello. Non so se quello di Milano sia il migliore ma è sicuramente il più spettacolare, ha qualcosa di unico: l’atmosfera di San Siro. Nessuno stadio è come il nostro, quel clima non lo trovi da nessuna altra parte: con quella curva che si innalza verso il cielo e i tifosi che sono praticamente in campo“.
Zero pronostici: “Assolutamente no, sui pronostici sposo la linea del mio amico Galliani: ‘Bisogna stare zitti, sul derby non vanno spese parole’“.
Interisti nel suo ristorante: “Certo, la cucina è di tutti. Adesso vengono calciatori di un po’ tutte le squadre, ma prima i campioni preferivano i posti glamour, il mangiare bene era messo in secondo piano. Poi Figo ha fatto la rivoluzione: è stato il primo a venire nel mio locale, quello che ha diffuso la moda. Poi lo hanno seguito Ronaldo, quello vero, e Kakà. Anche tra i calciatori di oggi c’è grande curiosità per i bravi chef, per i piatti di livello. Possono cambiare maglia, ma la passione per la cucina nel mondo del calcio rimane, questa è una cosa di cui vado molto fiero“.
Cosa lo ha stupito del nuovo Milan: “I nomi, non ne conoscevo nessuno. Devo dire che i miei figli sono stati molto pazienti e mi hanno preparato a dovere. A parte gli scherzi, mi ha sorpreso la facilità con cui si sono adattati i nuovi innesti“.
Le prime partite: “Tre grandi prove, anche se siamo la squadra che ha cambiato di più siamo quella che gioca meglio di tutte le altre, una cosa paradossale. Abbiamo venduto Tonali, ma siamo più forti dell’anno scorso“.
I calciatori a cui è più affezionato: “Sicuramente Kakà: guardandolo giocare percepivi il suo amore per il calcio, era sempre sorridente ma la testa era solo sulla partita. Poi non posso non nominare Maldini, un Totti prima di Totti, lui è la storia del Milan; vederlo andare via è stato un brutto colpo“.
Le milanesi favorite alla lotta per lo scudetto: “Forse in questo momento sono le due squadre più forti, ma anche il Napoli ha una grande rosa. È bello rivedere il campionato italiano così aperto dopo gli anni di dominio della Juve, la competizione fa sempre bene, aiuta a crescere“.
La crescita di Pioli: “Per me è sempre stato un grandissimo. Gli allenatori vengono giudicati solo per le vittorie o le sconfitte, ma il pallone è rotondo e può girare da una parte o dall’altra; certo se gira dalla tua è sicuramente meglio, ma non è mai sicuro. Nessun tecnico può essere decisivo da solo, ci sono troppi fattori in una partita di calcio“.
Cucinare per il Milan: “Già lo faccio, nelle notti di Champions League curo la cucina dell’hospitality del Milan. L’obiettivo è dare un biglietto di Milano ai tifosi che vengono a San Siro. Per questo in quelle occasioni facciamo solo cucina tradizionale: risotto, cotoletta e ossobuco“.