La Gazzetta dello Sport ha analizzato la situazione del Milan a livello gestionale. La Rosea ha dedicato un articolo diviso in due parti sulle colpe o meno di Stefano Pioli sul crollo dei campioni d’Italia.
No, non è tutta colpa di Pioli.
La società ha sbagliato ben due sessioni di mercato. La squadra, dopo essere diventata campione, andava rinforzata. Invece, pare che si sia indebolita nonostante i 40 milioni in rosso. De Ketelaere ancora non è sbocciato, Origi è un fantasma (con bei colpi, però). Perdere Kessiè era prevedibile: perché non si è sondato il terreno per un mediano con le sue caratteristiche tattiche? Poi, sembra che la pancia piena ce l’abbiano gli stessi giocatori, piuttosto che il mister.
La stagione è stata strana ed unica, anche per il Mondiale. Al ritorno dal Qatar, i migliori giocatori del Milan si sono visti in una forma prosciugata. Leao cammina in campo insieme a Theo Hernandez, Giroud non è infallibile come nel torneo internazionale.
Ci sono stati grandi assenti. Ibrahimovic e Maignan, per motivi diversi, sono stati i pilastri del Milan campione. La sua presenza in campo portava sicurezza, leadership e gioco con i piedi. In più, è un gran portiere, capace di miracoli che ancora oggi fanno lacrimare i tifosi nostalgici. Non c’è un vero vice, e si torna al primo paragrafo in cui si parla di responsabilità dirigenziale. Ibrahimovic non è sostituibile: averlo a disposizione negli allenamenti portava cattiveria agonistico e concentrazione. Tornerà presto, ma in questa stagione forse serviva prima.