I soldi derivanti dai business legati al Meazza sarebbero equamente divisi tra i capi delle tifoserie organizzate di Inter e Milan. Nella gestione dei parcheggi sarebbero coinvolte anche società di comodo vicine alla ‘ndrangheta.
Non conta il risultato del campo. Contano i soldi e gli affari fuori dallo stadio. Il racket dei biglietti, pretesi dalle società con tentativi di estorsione e minacce, e quello dei parcheggi, dei venditori ambulanti, dei paninari. Affari criminali nei quali c’è il sospetto sia coinvolta anche una famiglia di ‘ndrangheta della provincia di Reggio Calabria. Una montagna di soldi, di cui gli “80 mila euro al mese” citati da Vittorio Boiocchi in una intercettazione dello scorso anno, sarebbero solo una piccola parte. Perché tutto sarebbe spartito equamente tra interisti e milanisti, in base alla partita o all’evento. Nemici sugli spalti e soci negli affari.
Il grande affare del Meazza sarebbe invece quello dei parcheggi. Da gestire in alleanza con i “cugini” rossoneri: Luca Lucci – l’ultrà noto per la stretta di mano a Salvini – e Giancarlo Lombardi, detto Sandokan, tornato nella Sud dopo la vicenda dell’estorsione nel 2007. Sullo sfondo Loris Grancini, capo dei Viking della Juventus ma da sempre vicino a Sandokan. Trafficanti di cocaina e capi curva, mafiosi e manager delle società che hanno in concessione (dal pubblico) i parcheggi. E qui sarebbero coinvolte anche società di comodo vicine alla famiglia Iamonte della ‘ndrangheta. Una torta redditizia, spartita, non estorta, in cambio di protezione e forse altri affari come il traffico di droga e il controllo di altre attività. Lo riferisce Il Corriere della Sera.