Il Milan si sta muovendo con decisione, coerenza e unione d’intenti. Forse lo fa davvero per la primissima volta dopo mesi. Le parole di Giorgio Furlani e Igli Tare e i continui movimenti verso un mercato “non di rivoluzione ma per aumentare la qualità di questa squadra” rendono credibili – almeno in superficie – le possibili strategie in vista del nuovo corso.
Se è vero che il Milan ha scelto di sacrificare Tijjani Reijnders dopo il mancato accesso alle coppe che porta inevitabilmente ad un buco economico che doveva essere tappato. E se è vero che sarà doloroso – nonostante tutto – anche l’addio di un altro big come Theo Hernandez, la faccia opposta della medaglia ci restituisce un piano concreto, con ruoli finalmente definiti, un Direttore Sportivo presente, un allenatore forte, Massimiliano Allegri, tornato nella Milano rossonera grazie alle mosse della stessa dirigenza, che ha giocato d’anticipo con astuzia e tempismo.

Si arriva allora ai fatti. Luka Modric sarà il primo colpo, per restituire esperienza, carisma, mentalità. Samuele Ricci sarà verosimilmente il secondo, giovane italiano pronto al grande salto. Ma non può bastare, e Tare e Furlani lo sanno bene. Per lo stesso motivo si tratta si più fronti per chiudere anche le altre trattative, quelle che portano a Xhaka, altro profilo esperto, e poi Xavi Guerra e Jashari.
“Il punto di partenza è che il centrocampo sarà il reparto dove interverremo di più. È una cosa che abbiamo deciso dopo le analisi fatte con l’allenatore. Si guardano i profili e le caratteristiche che servono a questa squadra. Sarà il reparto dove faremo di più perché riteniamo una cosa importante aumentare la qualità di gioco di questa squadra“. Ha parlato così il direttore sportivo rossonero nella mattinata di martedì 24 giugno, in occasione di un media briefing a Casa Milan, al quale noi di MilanPress.it abbiamo assistito.
Si parte proprio dal centrocampo, fetta di campo che dovrà essere rimpolpata con cognizione di causa. Passando per la permanenza dei big restanti, una strategia chiara, un’identità e quella voglia di tornare ad essere competitivi. E su questo, almeno per il momento, Tare e Furlani non stanno mentendo.
