La sconfitta di ieri contro il Chelsea, come tutte quelle rotonde e pesanti, è figlia di molteplici cause. Una battuta d’arresto netta, con il Milan che è uscito dal match praticamente tutto il secondo tempo, evento a cui non eravamo più abituati ad assistere.
Al netto dei moduli e degli atteggiamenti, il campo poi certifica i suoi verdetti con gli scontri individuali. Purtroppo nei duelli atleticamente e per personalità, i rossoneri sono andati sotto sostanzialmente in ogni zona e quando questo accade ad una squadra che vive le sfide sugli uno contro uno, la debacle è assicurata.
Le assenze hanno imposto in pratica le scelte allo staff di Pioli, e specialmente sugli esterni le opzioni erano iper contingentate. Ballo-Toure dopo esser stato decisivo ad Empoli, ha sofferto James come prevedibile che fosse. Stessa situazione dalla parte opposta, dove Dest è stato surclassato da Chilwell.
I Blues si sa giocano con la difesa a 3, e attaccano in ampiezza con gli esterni alti che si sovrappongono agli attaccanti rapidi che giocano in fascia come Sterling e Mount, che ieri hanno maltrattato la nostra difesa, che è stata incapace di accorciare coi tempi giusti.
Al di là degli infortuni del Milan, occorre prendere atto della prestazione del
Chelsea. È forse un’attenuante parziale, ma i media inglesi hanno riconosciuto nella partita di Stamford Bridge, la migliore di questa stagione iniziata non benissimo.
Resta da capire come arginare gli uomini Potter a San Siro tra 5 giorni. Crocevia del girone di Champions, da affrontare possibilmente con qualche alternativa in più, ma sopratutto con idee più efficaci. Non sarà facile, ma abbiamo l’obbligo di provarci con convinzione.
