Stanno facendo certamente il giro dell’Italia le parole spese da Charles De Ketelaere – ex Milan, al momento in prestito all’Atalanta – nell’intervista uscita nell’edizione odierna della Gazzetta dello Sport. Delle risposte umili e mature, in cui non va contro la sua ex squadra, ma fa dei ragionamenti utili per poter capire cosa non possa aver funzionato l’anno scorso.

In tre partite con la Dea, CDK ha già migliorato i numeri della scorsa stagione con i rossoneri, fornendo un assist e andando a referto con un gol contro il Sassuolo. I nerazzurri di Bergamo si trovano al momento in quinta posizione: 6 punti fatti in 3 partite, come Napoli e Verona, e il belga sembrerebbe rinato. Lo dimostra anche il ritorno nella nazionale maggiore del Belgio, dopo la “retrocessione” estiva in quella under 21.

L’INTERVISTA

“Se al Milan non ha funzionato, è stata anche in parte colpa mia: non è stata la stagione che mi aspettavo, ma non me ne pento. Non sempre ho raggiunto un alto livello, e entrare a partita in corso come spesso mi è successo non ha aiutato. Non sono un tipo esplosivo, mi sento meglio quando sono in campo per un periodo di tempo più lungo e posso entrare davvero nel flusso di una gara. Non aver mai segnato è stato un problema: la gente chiede gol e assist, non guarda soltanto alla prestazione.”

“Per tutta l’estate ci sono state trattative di mercato. Mi sono chiesto: aspetto la mia occasione, resto anche giocando un po’ meno? O vado in un’altra squadra per mettermi alla prova? La seconda ipotesi mi faceva sentire meglio. L’Atalanta ancora di più. Qui sto giocando più alto, più vicino alla porta: in questo modo posso diventare di nuovo la migliore versione di me stesso. L’anno scorso invece ero un centrocampista offensivo. Il Milan? Lì ho imparato molto, tatticamente ho maggiore esperienza. In assoluto so di essere diventato un giocatore migliore.“

L’ANALISI

CDK è arrivato al Milan nella finestra di mercato dell’estate 2022, fortemente voluto da Maldini e Massara. L’impatto avuto dall’ormai ex numero 90 rossonero è stato – purtroppo – pari a 0, con solo un assist a referto in 32 partite. Dall’intervista emerge chiaramente quanto il belga, sotto la guida di Pioli, si sia sentito fuori ruolo, occupando solo la posizione di “centrocampista offensivo“. È probabile che quella posizione per lui nuova, possa averlo mandato mentalmente in tilt, insieme alle pressioni e le aspettative che si trascinava dietro ogni volta che calcava il campo con la maglia del Milan.

Non è andato contro Pioli, ne tantomeno contro la società, ha cercato semplicemente di far capire che le idee che gli venivano proposte non combaciavano con le sue, questo può succedere, e in quel caso la soluzione migliore è, appunto, prendere strade diverse (almeno per il momento). Afferma anche di non pentirsi affatto di aver scelto il Diavolo lo scorso anno, essendo stata un’esperienza formativa e di crescita, anche tattica. Il campionato italiano non è una passeggiata, nonostante venga spesso apostrofato come “minore“, i giocatori più giovani e meno esperti hanno sempre più difficoltà.

La nuova stagione è appena iniziata, si vedrà se Gasperini riuscirà a far esplodere definitivamente questo talento, e poi chissà che qualcuno a Milanello non decida di richiamarlo. Fino a quel momento, non si può che augurare il meglio a Charles in quel di Bergamo.