HomeIn evidenzaCantera magra? Sì, ma lo scouting è perfetto

Cantera magra? Sì, ma lo scouting è perfetto

Anche i dirigenti possono fare la differenza. Specialmente quando si mettono a caccia di talenti. Ancora di più nelle stagioni in cui non sbocciano grandi “fiori” dal vivaio. Senza nulla togliere all’attuale Settore Giovanile del Milan, è evidente come da qualche anno si fatichi un po’ di più rispetto ad altre annate. Sembra un paradosso, ma è così: quando la Prima Squadra girava poco, germogliavano fuoriclasse dalla “cantera“, ora che il Milan è tornato a competere per le posizioni nobili della classifica, la differenza arriva da giovani “pescati” altrove, spesso all’estero. Il mix tra i due fattori, tuttavia, è quantomeno esaltante.

Oggi la squadra rossonera ha due titolari inamovibili provenienti dalle giovanili: Gigio Donnarumma e Davide Calabria. Ceduti negli ultimi anni, per svariate opportunità, altri elementi di spicco come Mattia De Sciglio, Manuel Locatelli e Patrick Cutrone, la dirigenza (con Paolo Maldini in prima persona) si è mossa per sfilare “gioiellini” ad altri club. Ne sono esempi lampanti gli acquisti di Theo Hernandez, Alexis Saelemaekers, Brahim Diaz, Jens Petter Hauge e pure il meno fin qui utilizzato Diogo Dalot.

E’ del tutto evidente, insomma, come questa volta il declamato “progetto giovani” non sia solo sulla carta. Se Theo, infatti, fu una ghiotta occasione di mercato del Real Madrid (il giocatore era chiuso da Marcelo), la scoperta di un elemento come Saelemaekers non può che essere catalogata come una perfetta operazione di scouting. Proprio in quest’ambito, la ricerca e l’osservazione dei talenti in giro per l’Europa, il club ha compiuto un vero e proprio salto di qualità. L’alchimia, materia di Stefano Pioli, è perfetta tra la “vecchia guardia” (ma non troppo se pensiamo che gente come Kessie e Calhanoglu siano solo alla quarta stagione rossonera), i condottieri (Donnarumma, Romagnoli e Ibrahimovic) e i nuovi arrivi. E il paradosso è che ormai tutto attendono la “caduta”, ma dopo un terzo di campionato non c’è stato alcun cedimento sul piano mentale e del gioco. Qualcosa vorrà pur dire.

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