Il mondo del calcio, oggi più che mai, può portarti in alto rapidamente per poi farti crollare alla stessa velocità. Un dato di fatto che ha coinvolto anche il Milan di Stefano Pioli, partito dal post lockdown in poi senza fermarsi più, e proseguendo questo cammino di vittorie, gol e risultati utili consecutivi che ha spinto chiunque, anche i più scettici, a pensare al miracolo scudetto.
I rossoneri, nonostante le assenze degli infortunati (Ibrahimovic su tutti), le diverse squalifiche, e tutte quelle dinamiche che hanno portato Pioli nel non riuscire mai a schierare i titolarissimi per due partite consecutive, hanno comunque tenuto botta, mantenendo imbattibilità e primato fino al mese di febbraio. Poi, ovviamente, qualcosa si è inceppato, e la stanchezza – fisica e mentale – ha purtroppo fatto la differenza, portando il Milan da candidato allo scudetto a bersaglio continuamente colpito per il mancato ottenimento degli ultimi risultati.
REAZIONE
Momento no. Un periodo davvero cupo, caratterizzato da diverse sconfitte, come contro Juventus, Atalanta, Spezia ed Inter, e le difficoltà di riprendersi da qualsiasi situazione di svantaggio, hanno pian piano portato la squadra di Via Aldo Rossi verso un leggero declino: l’abbandono del primo posto, il dubbio di restare tra le prime quattro del campionato e l’uscita dall’Europa League per via del Manchester United.
Reazione. La tanto attesa reazione a petto in fuori, con la capacità di ribaltare un risultato critico è finalmente arrivata, e forse – anzi probabilmente – nel momento giusto. Il Milan, sotto 2-1 a Firenze, tira fuori gli attributi che tanto sono mancati nelle ultime settimane, e ribalta un match incredibile grazie ai suoi uomini chiave: la presenza di Ibrahimovic, Kessie e Kjaer, la qualità di Calhanoglu, il ritorno maestoso in mezzo al campo di Bennacer, lo strapotere di Tomori.
NON È TROPPO TARDI
La corazzata di Pioli ha vinto con la rabbia e con il cuore un match tanto ostico quanto fondamentale, ha accorciato il distacco dall’Inter (che dovrà recuperare la partita contro il Sassuolo) e si è lanciato – forse definitivamente – verso l’ultimo grande rush finale per non pensare banalmente all’obiettivo Champions League, ma credere fortemente al tricolore. Perché?
Perché tante big sono state già affrontate, ed il calendario può risultare come arma in più. Perché quelle certezze come Calhanoglu, Ibrahimovic o Bennacer sono finalmente tornate. Perché Pioli sa sempre cosa dire per tranquillizzare i suoi ragazzi ed i suoi tifosi, e sa cosa fare per mettere tutti nella condizione migliore per lavorare. Perché l’Inter, sotto sotto, non è una macchina perfetta.
Credere nello scudetto da grande gruppo, sarà l’unico oggetto di valore che potrà impensierire chiunque, in primis i cugini, finché la matematica lo consentirà.