Protagonista di una lunga intervista da parte del Corriere della Sera, l’ex capitano del Milan, oggi vice-presidente onorario, Franco Baresi, ha commentato innanzitutto l’assegnazione nei suoi confronti dell’Ambrogino d’oro: “Sapevo, leggendo i giornali, che tra i tanti nomi proposti era uscito anche il mio. Ma da lì a pensare che sarei finito nella lista ufficiale ce ne passava. Sono rimasto sorpreso, felicemente sorpreso. Direi di più: orgoglioso di poter ricevere questo ambito premio della città. Per me è un grande onore. Milano è stato tutto per me. Non ci sono nato, ma mi ha adottato da quando avevo 14 anni“.
Baresi prosegue: “Fondazione Milan compie 18 anni e diventa maggiorenne. In questi anni abbiamo portato avanti tantissimi progetti per i giovani e lo sport. Dal 2003 sono stati raccolti oltre 12 milioni di euro e realizzati più di 160 progetti facendo dello sport un linguaggio universale. Un impegno che durante la pandemia ci ha portato a realizzare insieme al Comune l’hub alimentare al gallaratese. I tantissimi tifosi rossoneri sparsi nel mondo hanno votato il progetto presentato da Alice for Children, che vuole dare una risposta ai sogni e alle esigenze delle bambine e delle ragazze delle baraccopoli di Nairobi. L’associazione, che da ormai 15 anni fornisce cibo, vestiti e supporto educativo e medico a 2.500 bambini sottratti dal circolo del lavoro minorile, ha ricevuto come premio una donazione di 50 mila euro per supportare le proprie attività e lo sviluppo del progetto che prevede il coinvolgimento di oltre 1.300 ragazze dai 10 ai 18 anni che frequentano sei scuole delle baraccopoli con l’obiettivo di creare il primo campionato di calcio per le ragazze delle baraccopoli di Nairobi“.
Baresi ha infine parlato anche del nuovo stadio che Milan e Inter hanno intenzione di costruire: “È chiaro che per me San Siro è stata la mia casa. Ci ho giocato per vent’anni. Pensare che tra qualche anno non si possa più giocare a San Siro mi fa venire un po’ di magone. Bisogna però essere consapevoli che il tempo passa, che il calcio corre, che bisogna guardare al futuro con attenzione. Penso che uno stadio innovativo possa essere un vantaggio per tutti, per la città, per la gente, soprattutto per le famiglie e per chi ama questo sport. Uno stadio che non vive solo il giorno della partita, ma sempre. L’emozione più forte l’ho provata quando avevo 14 anni ed entrai per la prima volta in campo con lo stadio pieno. Una sensazione incredibile. Poi la prima volta che giocai con accanto grandi campioni. San Siro è veramente la mia casa. L’emozione che trasmette è tanta. Al di là della rivalità e del derby credo che siamo tutti maturi e che sia giusto pensare al bene comune. Credo anche che non sia così semplice trovare due grandi società come Milan e Inter che si mettono insieme per un investimento così importante. Non dico che sia unica, ma quasi. Avere uno stadio va al di là della rivalità“.