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Aldini (presidente Ordine architetti milanesi): “E adesso che cosa ne facciamo di tutti i progetti sull’area di San Siro? Esistono esigenze del futuro, certi sacrifici vanno fatti”

La questione relativa al vincolo sul secondo anello di San Siro, che nel 2025 compirà 70 anni dalla sua costruzione, continua a suscitare discussioni da più parti. Ne ha parlato Federico Aldini, presidente dell’Ordine degli architetti milanesi, al Corriere della Sera: “È come quando si giocava a pallone in cortile e poi arrivava qualcuno a bucare il pallone. E adesso che cosa ne facciamo di tutti i progetti sull’area di San Siro? Non doveva succedere, bisognava arrivare più preparati al Dibattito pubblico: la precedente Sovrintendenza poteva dare un parere prima e il Comune doveva sollecitarlo, prevedendo già soluzioni alternative. Invece sembra che il Dibattito sia stato inutile e che i progetti del cosiddetto Mosaico San Siro, sulla ricucitura di un quartiere diviso, degradato e pieno di contraddizioni non abbiano avuto alcun peso sulla decisione“.

Aldini prosegue: “Mi spaventa che ci sia chi parli del risparmio di CO2, senza capire che è stato creato un mostro. Come se costruire altri due stadi al di fuori di un’area condivisa e da sempre codificata come Cittadella dello sport milanese, dove era appena arrivato anche il metrò, avesse minori effetti ambientali. Quali funzioni ospiterà lo stadio? I concerti sono contestati dai residenti, la struttura ha problemi di stabilità e parti inagibili con costi di 10 milioni l’anno insostenibili per il Comune. E c’è anche chi gioisce“.

Aldini conclude: “Un bando per la riqualificazione senza terzo anello? Ma chi può finanziare un’operazione di tale portata? Capisco il valore sentimentale del Meazza, ma se stessimo parlando dell’ospedale di Niguarda, si sarebbe agito allo stesso modo? Esistono esigenze del futuro, certi sacrifici vanno fatti. I club hanno spiegato perché per loro il restauro era un’opzione non percorribile. Semmai si poteva provare a fare maggiore pressione con progetti più strutturati di quelli presentati, ma va detto che esistono stadi di maggior rilievo architettonico. La Sovrintendenza poteva valutare meglio, considerando anche l’equilibrio di danni e benefici all’intero sistema città: il destino dello stadio, di fronte a un quartiere, passa in secondo piano“.

San Siro Meazza
San Siro – MilanPress, robe dell’altro diavolo

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