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San Siro, futuro sempre più in bilico: rispunta il progetto di ristrutturazione e il PD chiede un intervento del Governo

Dopo l’apposizione del vincolo sul secondo anello, che scatterà nel 2025, lo stadio di San Siro, il futuro dell’impianto milanese è sempre più nebuloso, visto che Milan e Inter costruiranno altrove il proprio stadio di proprietà, lasciando al Comune un impianto chi rischia seriamente di portare più costi che benefici. Stando a quanto riferisce oggi La Repubblica, il piano di ristrutturazione (chiamato “progetto Galleria”) firmato da Riccardo Aceti, docente di Tecnica delle costruzioni al Politecnico di Milano, e dall’ingegnere Nicola Magistretti, riprende quota dopo essere stato protagonista negli ultimi anni, accanto a quello di Inter e Milan che prevedeva però l’abbattimento del Meazza.

Ovviamente, sono necessari alcuni passaggi obbligatori sia per la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026 che per l’eventuale finale di Champions League dello stesso anno o di quello successivo: “Il CIO e la UEFA richiederanno adeguamenti della struttura. Sarebbe interessante ottimizzare i lavori, coordinando Comitato olimpico, UEFA e società calcistiche con il Comune. Meglio ancora sarebbe se gli aggiustamenti richiesti potessero diventare un primo lotto dei lavori di riqualificazione dell’intero stadio, nel rispetto del vincolo. Certo è che «bisognerebbe fare molto in fretta, ha affermato al quotidiano lo stesso Magistretti.

Il professor Aceti, invece, immagina uno scenario “almeno per una delle due squadre di Milano, che potrebbe stipulare un diritto di superficie con il Comune, ossia una concessione di lunga durata, analoga a quella che si farebbe per l’eventuale nuovo stadio su suolo pubblico. In questo caso, immaginando un ipotetico cantiere già nel 2024, si potrebbero ultimare i lavori di un primo lotto funzionale, ad esempio concentrandosi sulle sotto-tribune del secondo anello, oggi vuote, entro luglio-agosto 2025, in tempo utile cioè per le tempistiche richieste dal CIO per le Olimpiadi”.

Secondo il piano, la riqualificazione di San Siro potrebbe concludersi entro il primo semestre del 2028. I lavori così gestiti in lotti, limiterebbero le interferenze con le attività dell’impianto, garantendo la continuità di attività. I costi corrisponderebbero a circa la metà di quelli previsti per l’esecuzione di un nuovo impianto.

Intanto, il Partito Democratico chiede un intervento del Governo. Queste le parole del capogruppo del Pd al Comune di Milano, Filippo Barberis, a Radio Popolare: “Perché il vincolo rappresenta la tomba per San Siro? Dipende da cosa si vuole salvare. Chi vuole salvare la funzione stadio sa che il vincolo è un problema enorme. Chi ha parlato con le squadre sa che non hanno la minima intenzione di ristrutturare l’attuale stadio. Il rischio è di trovarsi in una situazione in cui anche chi voleva salvare l’attuale stadio si troverà nel paradosso di vedere trasformata una area già infrastrutturata che poteva attraversare un processo di rifunzionalizzazione e rigenerazione con un’area che non avrà più una chiara destinazione e due aree verdi in cui ci saranno nuovi stadi. Una follia dal punto di vista ambientale. Noi non diamo per scontato che Inter e Milan non vogliano ristrutturare San Siro, ma hanno detto la stessa identica cosa per quattro anni e oggi cambiano idea? Non succederà. Questa purtroppo è una argomentazione irresponsabile e totalmente priva di fondamento che stanno utilizzando i comitati in difesa di San Siro. Dicono che le squadre bluffano, avranno bisogno di vedere i nuovi stadi altrove per dire che non bluffano. Noi ci batteremo fino all’ultimo per fare in modo che quell’area abbia un futuro e non sia abbandonata. Se in quattro anni non è arrivato un progetto su come riqualificare lo stadio senza le squadre qualche domanda forse bisognerebbe farsela. Se noi fossimo così proni agli interessi finanziari delle due squadre lo stadio lo avremmo costruito tre anni fa. Invece sono quattro anni che trattiamo con forza tanto che l’ultimo atto in Consiglio comunale è stato il via libera allo stadio con vincoli su verde, sostenibilità, strutture e costi dei biglietti che cercavano un punto di incontro tra evitare la fuga delle due squadre e l’interesse pubblico. Tutti questi mesi continuiamo a dire che le squadre devono restare nell’area di San Siro. Ora dovremo capire i limiti e i contorni di questo vincolo, ma sono preoccupato. Se il vincolo genera di avere tre stadi, la posizione contro San Siro genererebbe il paradosso di avere tre impianti rispetto a uno. Noi abbiamo chiesto al governo intanto di dire qualcosa che abbia senso. Il centrodestra ha detto qualunque cosa, ha costituito comitati per il sì e per il no, Salvini tifava per lo stadio a Sesto San Giovanni quando c’erano le elezioni per il sindaco, poi ci sono stati gli interventi del sottosegretario Sgarbi. Un disastro che non ha aiutato l’amministrazione nel cercare un dialogo costruttivo con le squadre. Il governo dovrebbe decidere cosa fare visto che non stiamo parlando di uno stadio e di due squadre con blasone mondiale, ma questo silenzio del governo è imbarazzante. Siamo davanti a forze anche societarie davanti a cui quadro istituzionale si muovesse in maniere più coerente. Bisogna capire bene come non disperdere il valore di un area che ha valore anche simbolico importante”.

Stadio Giuseppe Meazza in San Siro - MilanPress, robe dell'altro diavolo
Stadio Giuseppe Meazza in San Siro – MilanPress, robe dell’altro diavolo

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