HomePrimo PianoAddii, cambiamenti, delusioni. Il 13 Maggio otto anni dopo

Addii, cambiamenti, delusioni. Il 13 Maggio otto anni dopo

Per un qualunque rossonero il 13 Maggio non è una data come tutte le altre. Paradossale come tra una valanga di grandi ricordi, come il magnifico derby del 2001 o lo scudetto del 1992, ora ci troviamo a commentare uno dei momenti più significativi della storia del Diavolo. Anche se non positivo. Perché da quel pomeriggio di San Siro molte cose sono cambiate. Già, perché in un botto solo il Meazza salutava quattro grandi uomini prima che giocatori, professionisti che hanno lasciato un segno indelebile nel Milan di Ancelotti e non solo. Filippo Inzaghi, Alessandro Nesta, Clarence Seedorf e Gennaro Gattuso tutti in una volta, in uno stadio commosso e riconoscente. Una spaccatura tra il vecchio ed il nuovo Milan, quasi al tramonto dell’era Berlusconiana. Nello stesso giorno salutarono anche Mark Van Bommel e Gianluca Zambrotta e, pochi mesi dopo, Thiago Silva e Zlatan Ibrahimovic. Da lì in poi un tunnel infinito di delusioni, dal quale non si è più intravista la luce. Nemmeno a distanza di otto anni. Anzi, probabilmente il fondo del baratro lo si è toccato, escluso Gattuso, proprio in questi anni.

VALORI – Quel che manca di più di quel periodo, al di là dei campioni, sono i valori e la mentalità dei veterani e, di conseguenza, dei nuovi arrivati. Attaccamento, professionalità, sacrificio: tutti principi che ora appartengono poco o niente al club di via Aldo Rossi. Ogni anno si assiste a rivoluzioni dirigenziali, nuovi allenatori e stravolgimenti della rosa, con dozzine di giocatori nuovi. Così non è possibile risorgere. Arrivare nel Milan odierno non equivale più ad un privilegio ma ad un periodo di tempo provvisorio prima di approdare altrove. Lo testimoniano i vari Bonucci, Higuain, Andrè Silva e potremmo continuare. Si è perso quell’insieme di valori che l’intera Europa invidiava. E c’è da dire che la situazione dirigenziale nel post Berlusconi non ha per niente aiutato. Da Leonardo a Gattuso passando per Zvonimir Boban, il fondo Elliott sta pian piano smantellando tutte le bandiere rossonere sbarcate al Milan proprio per trovare una soluzione. E presto o tardi sarà il turno di Maldini.

MILANISMO – Assieme all’ex capitano è molto probabile che saluti anche Zlatan Ibrahimovic. Così gli ultimi pezzi del grande Milan saranno fuori gioco una volta per tutte. E quindi, chi trasmetterà i valori rossoneri ai nuovi? Chi meglio di Maldini ed Ibra potrebbe rappresentare via Aldo Rossi? Nessuno lo sa. A parte Gazidis, ostinato a portare Rangnick e compagnia bella a ridisegnare qualcosa da loro mai conosciuto. Le parole di Zlatan via Instangram sono emblematiche di ciò che ora serve alla banda Pioli: mentalità. Quella che manca da diversi anni a questa parte. Probabilmente se i vari Montolivo, Suso, Bonaventura e tutti gli altri giocatori che non hanno convinto sempre a pieno avessero condiviso lo spogliatoio con quei grandi campioni, ora ci ritroveremmo a commentare un altro Milan. Eppure quei valori si è provato a tramandarli con Leonardo, Gattuso e Boban, senza il giusto tempo e, perciò, risultati. E le conseguenze le stiamo vivendo. L’errore degli ultimi otto anni è stato proprio questo, non esser riusciti a tramandare determinati valori, dal campo alla società.

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