È stata la serata del Milan, è stata la serata di Maignan, è stata la serata di Olivier Giroud. Il centravanti francese, da bomber vero, ha sfruttato le poche occasioni avute, creandosi la seconda con la sua qualità e ha ribaltato l’Inter in una rimonta incredibile nel giro di 4 minuti.
In estate rispondeva così ad una nostra domanda nella conferenza stampa di presentazione che gli chiedeva come affrontasse lo status di sottovalutato. Durante e dopo la sua parentesi in Inghilterra, infatti, molti critici e tifosi britannici hanno sottolineato la grandezza del giocatore, troppe volte passata in secondo piano. Ecco le sue parole.
“Si affrontano sempre haters, anche i grandi giocatori come Messi e Ronaldo – non mi considero come loro – hanno sempre delle persone che cercano qualcosa di male da dire loro. Oggi dobbiamo avere a che fare con ciò, persone che dicono cose su di te, ma credo sia stata la mia forza mentale a permettermi di andare oltre. Nella mia carriera ho affrontato difficoltà, come tutti: le ho trasformate in energie da utilizzare in campo“.
Già aveva le idee chiare il 2 agosto: “Molte persone mi hanno detto: ‘Sei sottovalutato, guarda cos’hai vinto nella tua carriera’. È molto carino da parte loro, ma non ho bisogno di sentire cosa dicono le persone, guardare i social per vedere se ho giocato bene o meno. Cerco di mantenere un livello molto alto, come ho sempre fatto nella mia carriera e ascolto ai miei amici e alla mia famiglia, persone che mi hanno cuore. Sono qui per fare la stessa cosa: rendere orgogliosi i tifosi rossoneri, la mia famiglia e tutte le persone che mi stanno vicino“.
Il 9 è solo il numero, conta chi veste quella maglia
Con tutto il rispetto per gli ex giocatori rossoneri che hanno vestito la maglia numero 9 dopo l’addio di Pippo Inzaghi, il carisma e la classe di Olivier Giroud è di altro livello. Denigrato perché considerato un attaccante poco mobile, spesso fuori dal gioco: il classe ’86 non ha “semplicemente” realizzato una doppietta decisiva in un derby fondamentale, ma ha anche lottato su ogni pallone con Stefan De Vrij, non certo l’ultimo arrivato, e ha vinto tanti di questi duelli, aerei e con i piedi.
Una prestazione totale da vero leader dimostrata in due scatti: il primo dopo il gol nerazzurro, quando frustrato manda a quel paese qualcuno o qualcosa e urla un “putain” poco fraintendibile; la seconda sul primo gol, sulla pressione prepotente e corretta ai su Alexis Sanchez.
E poi le parole nel pre e nel post-partita: “Un derby si vince. WE ARE BACK!“. Leader appunto, sul campo e fuori e non per niente un giocatore che in carriera ha vinto Mondiale, Champions League, Europa League, Ligue 1, Community Shield, FA CUP… semplicemente Olivier Giroud, uno dei migliori 9 vecchio stampo, capace di adattarsi a qualsiasi realtà.