Con la fine del calciomercato, si possono finalmente tirare le somme. La società di Via Aldo Rossi, ha ancora una volta mostrato una pianificazione, un progetto lineare e per nulla improvvisato. Anche l’operazione Junior Messias, seppur completata quasi l’ultimo giorno di mercato, era stata ragionata già da qualche settimana. Il capitolo cessioni, è forse il nodo più difficile da analizzare, perché gli unici due realmente sul mercato, ovvero Castillejo e Conti, sono rimasti a Milanello. Per il primo, le possibilità di un trasferimento in Liga Spagnola erano ampie, ma nessuna squadra ha trovato l’accordo con i rossoneri, mentre Conti, orientato verso la permanenza in Serie A, era irraggiungibile a causa del suo ingaggio troppo alto.
Forse questa è l’unica pecca, di un calciomercato mirato, che ha certamente migliorato la rosa del Milan. Difficile stabilire un colpo più importante, perché il livello degli acquisti si è alzato. Calciatori di personalità e grande qualità, che sappiano integrarsi negli schemi di mister Stefano Pioli, e che sappiano giocare in più ruoli. Se nelle scorse stagioni, la squadra era a corto di cambi, con la “coperta corta”, ora sarà molto semplice effettuare rotazioni, rifiatare.
Perché il Milan non ha preso il trequartista?
L’impressione, è che non sia necessario, che non fosse necessario prendere un altro numero 10. Brahim, con la sua classe, ha voglia di prendersi in mano il Milan, e le motivazioni sono molto superiori. Le pressioni che rimbombano sullo spagnolo, sono superiori rispetto alla scorsa stagione, dove il titolare, il più delle volte, era Calhanoglu. Ma la conferma del ‘99, non preclude la possibilità di cambiare modulo, anche perché può giocare sull’esterno anche lui. Nelle amichevoli estive, Pioli ha provato il 4-4-2, con Rebic e Giroud in avanti, e Leao con Saelemaekers sulle fasce laterali. I risultati furono decisamente positivi, con la squadra che si muoveva molto sulla verticale, puntando velocemente verso la porta, senza dover sopperire alla mancanza del trequartista. Ecco perché il Milan si è fiondato su Junior Messias.
La sua storia la conosciamo tutti, ma sono in pochi a credere nelle sue qualità, che restano comunque chiare: dribbling, velocità e tiro. Il brasiliano, permette alla squadra di avere una alternativa di qualità sugli esterni, ma anche di poter riempire la casella del vice Brahim Diaz. Chiunque si aspettava il colpo finale, il fuoriclasse, la stella che illuminasse le notti di Champion’s, ma la dirigenza ha preferito non bruciare le tappe. Probabilmente il campione arriverà, ma non in questa stagione, perché prima è giusto costruire un qualcosa di concreto, e a lungo termine. Più di 65 milioni spesi in questo mercato, ritoccando (e non poco) le zone del campo più critiche, come il vice Theo, oppure vice Ibrahimovic.
Dal 2020 in poi, ogni singolo acquisto da parte di Maldini e Massara, ha sempre fatto bene. Simon Kjær, è l’esempio lampante che non occorre spendere fior di milioni, basta programmare e affidarsi ai calciatori giusti, che abbiano motivazioni. E l’ultimo arrivato, Messias, potrebbe seguire le stesse orme del danese, ovvero, l’arrivo in sordina, per poi prendersi il Milan.