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Milan, il presente conta. Ma Inter, quanto conta il futuro…

Il derby di ieri pomeriggio ha senz’altro ridimensionato le ambizioni di un Milan che, fino a poche settimane fa, sembrava intoccabile nella sua posizione da capoclassifica. Con l’Inter, una gara quasi a senso unico ha visto i rossoneri combattivi e sfortunati solo all’inizio della ripresa, quando un super Handanovic ha risposto colpo su colpo alla versione più bella del Milan di Pioli. Troppo poco per non scivolare a meno quattro, una differenza che oggi sembra incolmabile per i valori in campo visti ieri, per lo spirito, anche per le diverse esperienze a confronto. La squadra di Conte è concentrata sull’ultimo percorso rimasto, quello da non fallire. Lo era mesi fa, quando il Milan macinava punti e sembrava in grado di creare un solco in classifica; è così anche oggi, con i nerazzurri liberi da pensieri “extra”. Se non quelli legati al futuro societario. Ma ne parleremo dopo.

Nulla è scontato. Ad ogni modo, l’analisi del derby non può terminare con la versione data dal campo, dove l’Inter ha raccolto frutti importanti dopo una rincorsa studiata e concreta, con un sorpasso che potremmo addirittura azzardarci a definire meritato. Il Milan resta in assoluta corsa per la prossima Champions, tra le prime quattro, con un distacco comunque importante dalla terza (la Roma, prossima avversaria). Come dice Pioli, non si tratta di un traguardo scontato: essere attualmente secondi in una stagione che non era partita con specifici obiettivi di classifica. Tant’è che la spensieratezza dei rossoneri, in pista dagli annosi preliminari di Europa League, è stata quasi sempre l’arma in più. E così dovrà essere anche da ora fino a maggio, fra traguardi e prospettive che sostanzialmente non cambiano.

A distanza. Insomma, l’annata dei rossoneri è e dovrà essere ricordata come un bel momento presente per una prospettiva differente per il futuro. E qui torniamo al “derby a distanza”. Perché? Perché il Milan ha certamente gettato le basi, con ampi margini di miglioramento e una società molto presente, una coordinazione e collaborazione tra tutte le parti che non si vedeva da tempo. Difficile poter dire lo stesso sulla sponda opposta del Naviglio, dove la potenza Suning – complice la pandemia e le susseguenti restrizioni nazionali – sta pian piano affievolendo la propria forza. La propria inerzia. Dall’immagine – che fu e che ancora oggi è, ma per quanto tempo ancora? – alla concreta quotidianità. Un allenatore da 12 milioni, giocatori ancora da riscattare, stipendi in ritardo, la famosa «attività irrilevante». Temi che oggi – a ragione o meno – non sono nell’agenda setting del tifoso. Ma che tra poco dovranno necessariamente entrarvi.

Futuro. Era il derby più importante degli ultimi vent’anni in campionato, quello che – ad oggi – sembra aprire le porte all’Inter per la fuga definitiva. Ma, se è possibile, guardando il Milan di oggi si vede un passo più in là, in avanti, verso traguardi a lungo termine. Una svolta che si attendeva da anni, passata dalla stanchezza di Berlusconi ai misteri di Yonghong Li. Due squadre in due momenti opposti: il Milan all’inizio di un cammino che può portare in alto, l’Inter che guarda dall’alto un futuro che non ha garanzie. Ieri 0-3, domani?

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