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Milan, i 5 fattori che possono farti sognare l’alta quota

L’edizione odierna della Gazzetta dello Sport analizza la situazione in casa rossonera, tra campionato e coppa. Il Milan è primo sia in Serie A che nel girone di Europa League, nella quale si è qualificato ai 16esimi di finale. Ecco i 5 motivi per cui il Milan è e può restare in vetta, secondo la Rosea.

IL GIOCO CHE FUNZIONA: chiunque giochi nel Milan fra i 27 giocatori in rosa, in qualsiasi ruolo o posizione, sa esattamente ciò che deve fare. Pioli ha la capacità di trasmettere il suo calcio, i suoi principi di gioco all’intero gruppo. L’esempio lampante è stata la gara contro lo Sparta Praga, nella quale hanno debuttato in stagione 3 giocatori e quattro titolari erano nati dal 2000 in poi (record per il club). L’identità di gioco di cui tanto si parla si vede anche nei risultati: dal post-lockdown sono arrivate 24 vittorie, 7 pareggi ed una sola sconfitta, con 78 gol realizzati e 32 subiti.

LA LEGGEREZZA DELL’OUTSIDER: il Milan gioca senza pressioni di qualsiasi tipo, libero da tutto. La proprietà è stata brava a non fare proclami né in pubblico né in privato. A Pioli non è stata chiesta nemmeno la Champions, perché il piano di crescita è basato su due-tre stagioni. I problemi psicologici potrebbero arrivare in primavera, semmai la squadra dovesse reggere e dovesse trovarsi ancora lassù o nelle vicinanze, ma tutti sarebbero ben contenti di affrontarli in tal caso.

LA TENUTA ATLETICA: la svolta è arrivata con il lavoro da casa durante il lockdown, il Milan è tornato a giocare con una marcia in più atleticamente. Merito ai giocatori e la loro serietà, ma anche a Pioli ed il suo staff. Anche oggi, nonostante si giochi ogni 3 giorni, il recupero procede molto bene. A giovare sono l’età media bassa dei giocatori e la rosa ben costruita, che ha permesso a Pioli di non schierare nemmeno una volta la stessa squadra per due gare di fila nelle 19 disputate sin qui.

L’INDIPENDENZA DAL LEADER: da quando Ibra è arrivato al Milan a gennaio, lo svedese ha saltato 14 partite: 11 vittorie e 3 pareggi. 30 gol messi a segno, una media di 2,1 a partita, con 13 compagni diversi in rete. È un Milan diverso quando manca lui, che sa sopperire alla sua assenza. Certo, quando c’è, la sua presenza si fa sentire. A differenza di Juventus ed Inter, con Ronaldo e Lukaku, il Milan riesce a vincere e convincere anche senza il suo totem.

LE STELLE A SORPRESA: Jens Petter Hauge è l’uomo del momento. È stato il colpo perfetto, pagato 4 milioni e mezzo, ora vale almeno tre volte tanto. Dopo Ibra, in termini di media gol, c’è lui, con un gol ogni 92′ (Ibrahimovic uno ogni 72′). A lui si aggiungono due giocatori non sconosciuti, Kjaer e Kessie, che hanno portato il loro rendimento a livelli stellari. Da non dimenticare anche Brahim Diaz, autore già di 4 gol in stagione. Vengono citati questi, ma si potrebbero fare anche i nomi di Calabria, Gabbia, Saelemaekers e Dalot, tante stelle a sorpresa per un Milan che oramai non sorprende più, perché è una realtà ben collaudata.

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